
La pace non è ciò che segue la fine della guerra ma è anzitutto immaginare, lavorare a forme diverse di convivenza e ripensare l’idea di cittadinanza in modo che l’orizzonte di vita di una persona non sia predeterminato dalla nascita o peggio del luogo in cui nasce.
Non è facile immaginare né sapere dove questa idea possa condurci, tutto ciò che possiamo fare è individuare una serie di indicazioni, mettere a dimora e coltivare un percorso che finora può apparire impossibile, impreciso, una sorta di utopia o follia. Ma non resta altro che provare a lavorare sulla costruzione di questo nuovo ordine e soprattutto che esso sia basato sulla giustizia, sulla salvaguardia della nostra casa Terra e sulla promozione del bene comune. Quindi una utopia o follia che cerchi di lavorare non solo per una pace disarmante e disarmata (come l’ha definita il nuovo pontefice) ma anche una pace necessitante e necessaria per il nostro futuro di umani e del mondo che abitiamo.
Non basta, sempre detto che ci si riesca, il cessate il fuoco.
Occorre anche nel proprio piccolo rifiutare le logiche disumanizzanti alla base dei conflitti attuali, così come tener conto degli elementi multidimensionali che entrano in gioco e che non sono solo le armi.
Occorre promuovere un’educazione alla pace e alla non violenza nel rispetto del diritto Internazionale umanitario, nel rispetto della dignità umana e dei principi morali.
Occorre impegnarsi contro la militarizzazione della scuola e decolonizzare i curricoli scolastici.
Di seguito i link
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