L’anno scorso in piena pandemia è stato modificato l’esame di Stato.
Per la necessità di mantenere il distanziamento, nel secondo ciclo di istruzione l’esame si è svolto unicamente con un colloquio orale in presenza. Mentre, per il primo ciclo di istruzione, l’ O.M. n. 9 del 16 maggio 2020 aveva previsto che essi coincidessero con la valutazione finale da parte del consiglio di classe (scrutinio finale) e che tenessero conto di un elaborato del candidato.
Attualmente il Ministero, in vista delle decisioni da prendere, ha promosso l’interlocuzione con le Associazioni professionali e il 18 gennaio è stato sentito il FONADDS, forum delle associazioni professionali, di cui il MCE fa parte.
In quella sede il MCE ha espresso la necessità di salvaguardare il valore formativo, oltre che giuridico, di questa importante tappa nella vita e nel percorso scolastico di studentesse e studenti.
L’esame di Stato non solo segna la chiusura di un ciclo di studi, fatto di apprendimenti, relazioni, luoghi, costruzione di memorie, ma è anche il momento in cui ogni studentessa e studente può raccontare di sé, di quello che ha imparato, maturato nel percorso culturale e formativo fatto.
Un momento però che anche per i più piccoli è necessario poter vivere in presenza avendo garantite le condizioni di sicurezza che l’emergenza sanitaria richiederà, prima a giugno poi a luglio.
Ora, proprio perché si tratta di un esame di Stato, va mantenuto il carattere unitario delle modalità di esame su tutto il territorio nazionale. Non potendo aspettare la fine dell’anno scolastico per decidere come svolgerlo (lasciando nell’incertezza studenti e insegnanti) e tenuto conto dell’assenza di dati certi sull’andamento epidemiologico del Covid-19, andrebbe mantenuto l’esame in presenza con le modalità dell’a.s. scorso evitando di introdurre, dopo un anno difficile, ulteriori elementi di cambiamento (nel giro di tre anni sarebbe il terzo cambiamento nelle modalità di esame).
La proposta, dunque, è di prevedere la sola prova orale con la consegna di un elaborato scritto (per la secondaria di indirizzo), che miri ad accertare in particolare le competenze trasversali, le basi culturali generali e le capacità critiche sviluppate nel percorso di formazione svolto da ognuno-a.
Sarebbe molto interessante e utile che la prova possa collocarsi pienamente in questo tempo; un tempo difficile ma che non può essere messo tra parentesi. La preparazione al colloquio dovrebbe chiedere ad ogni studente una rielaborazione critica di quanto accaduto, attraverso la mobilitazione dei diversi saperi disciplinari, la valorizzazione del percorso fatto a scuola, con e senza la DaD, così come la riflessione sulla propria condizione di vita e di quella della collettività al tempo del Covid, anche in prospettiva planetaria. Per la secondaria di secondo grado il tutto valorizzando anche i percorsi di alternanza scuola-lavoro. La preparazione all’esame e il colloquio dovrebbero porsi in continuità con l’esperienza in cui da mesi i/le giovani sono calati, costituirsi come un’occasione di riflessione e di resilienza creativa, per orientare al cambiamento singoli (ma anche la scuola) a partire da quanto emerso durante la pandemia.
Sulle prove INVALSI da sempre il MCE sostiene la necessità che esse siano ricondotte alla sola valutazione di sistema e a fornire alle scuole dati significativi che, insieme ad altri elementi, possano contribuire al processo di autovalutazione d’istituto. In questa fase è ancora più anacronistico e discriminante prevedere l’obbligatorietà delle prove INVALSI per poter sostenere l’esame di Stato. Questa previsione, oltre ad essere un’ulteriore aggravio organizzativo per le scuole, in una situazione già segnata da forte precarietà (prima solo DaD ora alternanze, doppi turni, quarantene), rappresenterebbe un elemento di forte discriminazione. Dopo un periodo lunghissimo di scuola solo in parte in presenza, ancora più che nel passato, i risultati delle prove INVALSI sarebbero condizionati dalle possibilità di “accesso” all’istruzione (grado di inclusione) e dalla qualità dell’offerta formativa. Pertanto, le prove INVALSI più che parlare dell’apprendimento del singolo restituirebbero il quadro della capacità che il sistema scuola ha espresso in questi mesi nel permettere ad ognuno/a di accedere a percorsi adeguati di apprendimento e formazione.
Con le altre associazioni professionali sono stati condivise: la necessità di prevedere una deroga al monte ore per le attività di alternanza scuola lavoro (PCTO) e a quello per la validazione dell’anno scolastico e la richiesta che l’ordinanza ministeriali sia chiara e non lasci ambiguità sulle procedure da seguire e sugli aspetti normativi che le scuole sono chiamate a tutelare.