Una svolta per la scuola?

La nuova normativa sulla valutazione degli apprendimenti nella scuola primaria potrebbe segnare una svolta. È forse la prima volta che nello stesso documento ministeriale sulla valutazione viene proposto un percorso metodologicamente corretto e troviamo parole come: metacognizione, autovalutazione, strumenti… Le novità introdotte, tuttavia, potranno rappresentare elementi di cambiamento nella cultura valutativa della scuola e del Paese a condizione che si attivi un percorso progressivo di confronto tra gli insegnanti e di ricerca azione dei collegi, senza i quali si corre il rischio che anche con le nuove norme, e in assenza di voto, sopravvivano pratiche valutative focalizzate solo sulla rilevazione dei risultati, non in dialogo con la progettazione didattica, incuranti del processo di apprendimento e per questo incapaci di essere formative. Affinché questo non accada, vanno evitate da subito semplificazioni (come quella suggerita dalla nota Ministeriale che ha prospettato una improvvida analogia voti-giudizi con esempi di traduzione degli uni negli altri) e traduzioni tecnicistiche del nuovo dispositivo che inevitabilmente finirebbero con il neutralizzare le parti più innovative del nuovo impianto. Cosa diversa è individuare una progressione nell’implementazione della norma, del resto prevista dalle stesse Linee guida. I dirigenti scolastici dovrebbero promuovere e favorire momenti di confronto tra gli insegnanti per una conoscenza approfondita e critica dell’O.M. e delle Linee guida, per studiarne l’impianto e approfondirne i contenuti. Soprattutto andrebbero enucleati e discussi gli spazi in cui il Collegio dei Docenti può esprimere le proprie prerogative: definizione dei criteri di valutazione e degli obiettivi di apprendimento, scelta degli strumenti di valutazione, formulazione del giudizio descrittivo e autovalutazione dei bambini e delle bambine.

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