Quoi de neuf?

a.s. 2021-2022

di Anna D’Auria 

Uno dei rituali della pedagogia Freinet è il quoi de neuf

È istituito all’inizio della mattina, arrivando in classe. È il momento in cui bambine e bambini elaborano un discorso, esprimono un vissuto, formulano una domanda e apprendono la “presa di parola”. Una sorta di “testo” libero che incoraggia l’espressione, la condivisione e al contempo permette all’insegnante di cogliere gli umori, i problemi che i bambini portano in classe. È in definitiva un cominciare bene la giornata, ricevendo attenzione, riconoscimento e ascolto.   

Il quoi de neuf è anche la domanda che si pongono gli insegnanti ad ogni riapertura dell’anno scolastico, scrutando i colleghi, la sala professori, l’o.d.g. del primo collegio dei docenti. 

Cosa c’è di nuovo in questa seconda riapertura in tempo di Covid e dopo due anni scolastici particolarmente difficili? 

Piano Riapertura – Nel Piano definitivo per la riapertura (1), pubblicato solo ad agosto, il Ministero, dopo il Rapporto INVALSI che ha reso evidente quanto la DAD abbia peggiorato i risultati dell’apprendimento e fatto aumentare la dispersione, si è finalmente pronunciato sulla necessità di garantire la didattica in presenza prevedendone possibili deroghe solo in zone rosse. Il piano stabilisce che la distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro venga mantenuta quando le condizioni strutturali degli edifici lo permettono e che la mascherina continui ad essere usata, negli spazi chiusi, per il personale e i bambini sopra i sei anni.  

Già ad inizio ottobre, tuttavia, è chiaro che l’applicazione delle misure di prevenzione nelle scuole è a macchia di leopardo. In alcune scuole  si  cerca di conciliare i bisogni di sicurezza sanitaria con quelli educativi, in altre (purtroppo tante) sembra prevalere una cultura securitaria attraverso la quale trovano più spazio pratiche didattico-educative autoritarie e regressive, incuranti del riconoscimento e del rispetto dei bisogni dei bambini e delle bambine, studenti/sse e della necessità di garantire condizioni pedagogiche fondamentali per l’apprendimento: movimento, gioco, lavoro di gruppo, didattica laboratoriale… È stato poi introdotto l’obbligo del certificato verde per il personale scolastico, docente e non. Più dell’80% dei lavoratori della scuola ha riconosciuto la responsabilità, al pari del personale sanitario, della vaccinazione per poter continuare a garantire il diritto allo studio. Questo pur sapendo che la misura non basta e che il governo avrebbe dovuto fare di più per la scuola al tempo del Covid, garantendo un efficace piano trasporti, migliori politiche di tracciamento, misure straordinarie come la riduzione degli alunni per classe, impianti di ventilazione e di filtraggio dell’aria, …

Iniziative di co-progettazione tra Ministero Istruzione e terzo settore

A fine luglio il MI ha emanato un bando di 5 MLN euro rivolto agli Enti del Terzo Settore (2).  È la prima volta che il Ministero si rivolge direttamente al Terzo Settore per co-progettare iniziative destinate alle scuole per: 

  • il contrasto alle mafie e legalità,
  • l’inclusione
  • la sostenibilità e la transizione ecologica
  • la promozione dell’internazionalizzazione dei percorsi formativi
  • la promozione del libro e della lettura. 

Ma se il Ministero coglie ogni occasione per esprimere la necessità di valorizzare l’autonomia scolastica, il dubbio è che la centralizzazione delle progettazioni tra MI e terzo settore, potrebbe invece mortificarla. Cosa diversa sarebbe stato lasciare alle singole scuole l’attivazione e l’elaborazione delle progettualità con il terzo settore presente nel territorio, in un’ottica di sostanziale protagonismo ed emancipazione delle scuole e dei territori.  

Concorsi per i docenti di ogni ordine e grado 

A breve si terranno i concorsi ordinari per la scuola. Il decreto sostegni bis, convertito dalla legge 23 luglio 2021, n. 106 (3) ha previsto una procedura semplificata per i concorsi ordinari di ogni ordine e grado: un’unica prova scritta a risposta multipla e una prova orale volte all’accertamento delle conoscenze e competenze del candidato sulla disciplina della classe di concorso, nonché sull’informatica e sulla lingua inglese. La nuova procedura di reclutamento sarà adottata anche per i concorsi già banditi e, per i candidati della scuola secondaria, non essendo intervenuta nessuna modifica al D.Lgs. 59/2017 attuativo della Buona Scuola, l’accesso al concorso sarà possibile con soli 24 CFU. Quindi senza una formazione iniziale post-laurea in grado di garantire l’acquisizione delle competenze necessarie alla professione attraverso laboratori, tirocinio (diretto e tirocinio indiretto/riflessivo) e un lavoro riflessivo basato sull’integrazione teoria-prassi. 

Questo accade mentre la Fondazione Agnelli (a conferma dei dati su dispersione scolastica, abbandono, dei test INVALSI, del rapporto OCSE PISA) ci dice che in 10 anni la situazione della scuola media “non è migliorata, i docenti sono una criticità, gli apprendimenti restano insoddisfacenti, i divari territoriali e le disuguaglianze sociali sono ancora più evidenti”.  (4)

Ora, nonostante sia chiara la necessità di stabilizzare il precariato e di ricorrere a procedure semplificate per velocizzare il reclutamento, c’è da chiedersi se non fosse possibile percorrere altre vie per non mortificare la qualità della professione. Come ad esempio prevedere, in via straordinaria, ad assunzione avvenuta, percorsi di formazione in ingresso a cura di Università, Enti di ricerca e associazioni professionali, capaci di accompagnare la prima esperienza in servizio e in corso, con le necessarie riflessioni teoriche. E, per i precari, tener conto che la sola esperienza in servizio non può essere considerata di per sé abilitante. 

Seggi elettorali 

A confermare le difficoltà che incontra la politica del Paese nel riconoscere e rendere realmente centrale il ruolo della scuola, c’è anche il dato delle ultime elezioni amministrative del 3 e 4 ottobre: solo in 117 comuni (5) su 1.341 le scuole non sono state seggio elettorale per la scelta responsabile degli amministratori locali di non sospendere le attività scolastiche e di accedere ai contributi statali previsti per la realizzazione di sedi elettorali alternative agli edifici scolastici.

Scuole polo 

Il disegno di legge Iori, di inizio ottobre 2021, propone l’Istituzione di Scuole “polo” per il sostegno e lo sviluppo della comunità educante, che possano godere dell’apporto continuo dell’educatore, dello psicologo e del pedagogista. 

Una proposta sicuramente interessante per allargare la base di responsabilità, prevedendo l’intervento di altre professioni a scuola e nel territorio che deve tener conto del fatto che nessuna figura specialistica potrà promuovere processi di innovazione didattica, successo formativo per tutti, benessere a scuola e integrazione scuola territorio senza una diversa qualità della docenza a tutti i livelli, e diverse condizioni strutturali, pedagogiche, partecipative del fare scuola (numero di alunni per classe, dimensionamento degli istituti, tempo pieno diffuso, profilo unico della docenza, migliori condizioni contrattuali del personale della scuola ,…). Questa la  priorità nel ripensare la scuola per evitare il rischio che nuove risorse vengano utilizzate per rintracciare “comportamenti problema” e delegare i compiti propri dell’insegnante, degli OO.CC., dell’autonomia scolastica ad altri sguardi e altri specialisti.  Per i fini che si vogliono raggiungere, occorre investire sullo sviluppo e  la mobilitazione di risorse professionali per qualificare in ogni singolo istituto scolastico la relazione educativa e organizzare le proposte didattiche adeguandole di volta in volta ai bisogni specifici di ognuno, assunto nella sua interezza, seguendone i progressi per promuoverne benessere e crescita integrale. Abbiamo già sperimentato nel passato come innovazioni importanti in un sistema-scuola fragile sul piano strutturale, organizzativo e delle competenze professionali degli attori in gioco, finiscano per essere rapidamente depotenziate da logiche resistenti al cambiamento, con la produzione di effetti che indeboliscono più che rafforzare il compito delle scuole autonome. 

PNRR

Mentre si aggravano le disuguaglianze per gli effetti economici e sociali della pandemia e restano alla scuola altri temi e problemi che la classe politica rifiuta di affrontare, come la Riforma della Legge sulla cittadinanza (si continua a chiedere agli insegnanti di educare di fatto alla cittadinanza attiva bambine/i, ragazze/i ai quali la cittadinanza non è riconosciuta di diritto), l’anno scolastico si apre con un enorme impegno per la classe politica del nostro Paese e per il governo: mettere mano al piano di riforme e di investimenti che riguarderanno la scuola. 

Il PNRR prevede che entro il 2026 dovranno essere spesi per Istruzione e ricerca 17,49 miliardi di euro e chiuso il piano di riforme su: riorganizzazione del sistema scolastico, del sistema di reclutamento dei docenti, e istituzione di una scuola di alta formazione per DS, docenti e personale ATA.

Come coinvolgere noi del mondo della scuola nel partecipare alla definizione delle azioni previste nel PNRR affinché non sia l’ennesima riforma subita, è la domanda posta da MCE al Ministro Bianchi nell’audizione del 5 ottobre scorso. La governance delle riforme e degli investimenti affidata a una cabina di regia istituita presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri deve potersi avvalere di tavoli di confronto con le parti sociali rappresentative del mondo della scuola. 

Il PNRR deve poter essere l’occasione per sollecitare il dibattito non solo nel mondo politico-amministrativo, ma anche nelle scuole, nelle famiglie, nei territori, al fine di delineare un percorso di costruzione collettiva di luoghi comuni sulla scuola più avanzati in senso democratico. Questo dovrebbe essere lo sfondo integratore dell’impegno del governo, della scuola e del Paese per la realizzazione delle misure del PNRR che toccano il sistema educativo e di istruzione, a partire da una chiara visione dei compiti che la Costituzione assegna ad esso.

La competitività, la meritocrazia, una scuola intesa come servizio alla persona, funzionale al mercato del lavoro; un’idea delle pari opportunità funzionale ad una concezione riproduttiva e non trasformativa delle condizioni di partenza dei soggetti, vanno sostituiti con il riconoscimento della necessità di attenzione e cura alla crescita e alla formazione di ognuno/a. L’emancipazione di ogni bambina, bambino, una pedagogia e una scuola in cui la formazione del cittadino è il primo fine, devono diventare un impegno prioritario del Paese.  

In questa fase storica particolarmente difficile, è urgente poter far crescere le consapevolezze culturali sottese ai principi e ai valori della nostra Costituzione, facendo diventare punti di riferimento per tutti: 

  • la necessità di azioni di discriminazione positiva nei territori per garantire il passaggio da un’eguaglianza formale a un’eguaglianza sostanziale;
  • la promozione di una pedagogia differenziata nella scuola per la rimozione degli ostacoli “che impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione” alla vita civile del Paese; 
  • una sussidiarietà interpretata, nel rapporto tra associazioni del terzo settore e scuola, come partecipazione della società civile al rafforzamento del compito istituzionale della scuola, come Istituzione della Repubblica; 
  • una scuola come bene di tutte e tutti, e primo presidio democratico a tutela dei diritti individuali e collettivi. 

Serve allora un lavoro partecipato capace di coinvolgere chi la scuola la fa e la vive nel quotidiano. In assenza di ciò si corre il rischio che le azioni che si intraprendono non riusciranno a produrre quel cambiamento, oggi non più rinviabile, della Scuola e della cultura del Paese. 

I fatti degli ultimi giorni con l’attacco alla sede della CGIL e alle sedi istituzionali a Roma durante la manifestazione contro le misure di prevenzione sanitaria adottate dal governo, attestano il forte bisogno di educare al rispetto dei dispositivi istituzionali, al contrasto verso ogni forma di prepotenza, violenza e prevaricazione da parte di gruppi che utilizzano modalità di presenza sociale e politica di stampo eversivo e fascista. 

Occorre una scuola capace di sostenere:

  • la formazione di una coscienza democratica attraverso la cura della memoria, per non dimenticare il passato e le origini della repubblica democratica;
  • lo sviluppo di capacità di relazione solidale, inclusiva e cooperativa con tutti e tutte;
  • la formazione di uno spirito critico contro l’oscurantismo del pensiero anti-scientifico. 

Mai come in questo momento è forte il bisogno di militanza, di alleanze, di cooperazione tra quanti a diverso titolo si occupano di educazione, a partire dai lavoratori e dalle lavoratrici della scuola, per proteggere e far evolvere la nostra democrazia.

(1) https://fc.istruzioneer.gov.it/2021/08/06/piano-operativo-per-le-scuole/
(2) https://www.miur.gov.it/-/scuola-5-mln-per-progetti-in-collaborazione-con-il-terzo-settore-disponibili-anche-ulteriori-10-mln-da-distribuire-alle-scuole-per-l-ampliamento-dell-
(3) https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2021/07/24/21G00116/sg
(4) Rapporto scuola media 2021 della Fondazione Agnelli https://www.fondazioneagnelli.it/2021/09/27/rapporto-scuola-media-2021/
(5) Ministero dell’Interno In 117 comuni seggi elettorali in sedi alternative agli edifici scolastici

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Per immagine di copertina foto di lil_foot_ da Pixabay