Le diverse dimensioni della lingua

Il 23 novembre a Firenze si è svolto un Convegno dal titolo “Linguaeducazione”.
Giornata intensa, piena di stimoli. Laboratori, relazioni, dibattito tutto all’insegna di uno scambio di pratiche didattiche – educative. Apprendere sempre, essere curiosi – curiose, mettersi in gioco sono caratteristiche dell’insegnante consapevole, riflessivo…
Sullo sfondo “EDUCARE ALLA PAROLA” Manifesto per un’educazione linguistica democratica, presentato dal Movimento di Cooperazione Educativa. Dieci punti per riflettere su pensiero, linguaggio ed educazione al senso critico come pratica di democrazia.



La parola è oggetto didattico dinamico perché svela il carattere multiforme delle sue potenzialità comunicative ed espressive, la duttilità delle sue variazioni diacroniche e sincroniche, la pluralità dei linguaggi verbali e non verbali, il carattere sistemico della lingua.
“Educare alla parola” significa esplorare le diverse dimensioni della lingua: dalla parola che gioca e si fa corpo ai molteplici aspetti dell’ambiguità della comunicazione social contemporanea. Dalla dialettica tra oralità e scrittura che “accende” l’approccio naturale all’apprendimento della lingua, alla dimensione dialogica che permette di leggere, decodificare e capire il mondo e di costruire conoscenza.
Dall’incontro con i vissuti e le culture altre alla comprensione dell’altro, attraverso il cambiamento del proprio punto di vista. Dalla scrittura come segno, memoria, identità del singolo e della comunità cui si appartiene, alla scrittura come racconto e narrazione creativa.
I laboratori hanno colto e interpretato alcuni aspetti della complessità della lingua per analizzare le criticità e le problematiche che la caratterizzano, elaborando soprattutto domande come un corpus su cui riflettere e indicare un percorso di elaborazione di idee.
Dal significativo confronto a più voci, emerge una scuola che ama sostare, fermarsi, fare anche un passo indietro, che definisce l’errore come una finestra aperta sulla conoscenza; che ha tempo per ascoltare e per interrogarsi, per dare spazio all’elaborazione personale, per coltivare la tolleranza e il rispetto dell’altro.

Per dare la parola, a tutti.