Lo ricordano Giancarlo Cavinato e Reginaldo Palermo
Eravamo giovani maestri assetati di conoscenze che potessimo trasportare nelle nostre classi per allargare l’orizzonte e le conoscenze dei nostri alunni. Così quando uscirono i primi numeri della biblioteca di lavoro di Mario Lodi ci precipitammo ad assicurarcene delle copie, e a seguire acquistammo l’enciclopedia La Ruota (‘Io e gli altri’) a cura di Piero Fossati e Marcella Bacigalupi.
Tutto ciò che permetteva di uscire da una visione della storia fatta di guerre eroi e grandi eventi e mettesse di fronte alla varietà e alla ricchezza delle culture umane e delle risorse per vivere in ambienti spesso ostili ci affascinava.
Il programma per lo studio dell’uomo di Bruner che proponeva di lavorare sugli strumenti materiali, gli ‘amplificatori’ delle potenzialità umane, il linguaggio, ci spingeva a cercare fonti e strumenti di ricerca per mettere i nostri alunni in grado di leggere capire intervenire sulla realtà, non accettandola passivamente come un dato di fatto. Nel gruppo di antropologia culturale si propose di affiancare alla ricerca sull’oggi e alla ricerca storica la conoscenza delle culture altre, l’etnologia, sulla traccia del modello di cultura dell’antropologia.
Così ci imbattemmo nel libretto sui Polinesiani curato da Gioacchino Maviglia, che permise di delineare come è organizzata una società, quali ne sono le condizioni di vita e di sviluppo, le risposte ai bisogni primari ma anche i miti e l’immaginario. Lavorare su una cultura che vive in ambiente marino a fronte di altri elementi ad esempio agli abitanti della prateria o della tundra permise di istituire da parte dei ragazzi confronti, ragionare per analogie, differenze, contrasti, affrontare con maggior consapevolezza ‘analisi della propria realtà.
Ti salutiamo, Gioacchino, che generosamente e silenziosamente hai dato quanto potevi come conoscenza e spirito di servizio al MCE. Giancarlo Cavinato
“Ha vissuto il suo lavoro come una vera missione – ricorda il figlio – voleva una scuola diversa, nuova, rinnovata e moderna, in cui i bambini e le bambine, quelli che lui definiva ‘i suoi veri datori di lavoro’, non fossero dei contenitori da riempire di nozioni, ma persone ciascuna con una sua personalità, con delle capacità e dei talenti che la scuola doveva saper cogliere e valorizzare”.
Originario di Africo, dove era nato nel 1936, aveva iniziato a lavorare come capostazione; dopo il suo trasferimento in Lombardia fu docente nella scuola elementare di Vaprio d’Adda dal ’62 al ’69; dal ’69 al ’96 insegnò presso la scuola primaria di Groppello di Cassano d’Adda (MI). Aveva aderito al Movimento di Cooperazione Educativa e aveva collaborato intensamente con Mario Lodi occupandosi di didattica delle scienze, ma non solo.
E’ suo, per esempio, l’ormai introvabile volume “I Polinesiani”, una raccolta di materiali documentari e fotografici finalizzati a far conoscere agli alunni i caratteri essenziali della cultura dei popoli che vivono nelle isole del Pacifico: si trattava di fatto di vere e proprie “lezioni” di antropologia culturale, un ambito di ricerca e di studio che il Movimento di Cooperazione aveva sviluppato soprattutto negli anni ’70.
Con Mario Lodi aveva lavorato per il giornale per bambini AeB e aveva ricoperto anche l’incarico di redattore della Biblioteca di Lavoro.
Scrive di lui Maria Rosaria Di Santo, autrice di un ampio volume di ricerca sulla Biblioteca di Lavoro: “Era divenuto famoso nel Gruppo di Redazione per il suo leggendario impegno e rigore, nei suoi fascicoli ha focalizzato l‘attenzione sulle problematiche sociali, sulla lettura e interpretazione di documenti e sulla controinformazione”.
E’ stato socio fondatore e per molti anni amministratore, membro del Comitato scientifico e formatore della Casa delle Arti e del Gioco voluta da Mario Lodi che l’aveva creata “investendo” il premio internazionale Lego che aveva ricevuto nel 1989.
Nello scorso mese di novembre, a Mario Lodi, Gioacchino Maviglia, Aldo Pallotti (un altro grande maestro amico di Lodi) era stata dedicata a Cassano d’Adda una importante manifestazione culturale per ricordarne lo straordinario impegno per la comunità e per il territorio.
Con Gioacchino Maviglia se ne va un altro straordinario testimone di una scuola sempre attenta ai bisogni e ai diritti delle bambine e dei bambini soprattutto di quelli che “avevano di meno”, come avrebbe detto Don Milani. Reginaldo Palermo