I 4 passi per una Pedagogia dell’emancipazione rappresentano un repertorio di prassi fattibili, sono pratiche di “materialismo pedagogico” che ogni docente MCE può far proprie e proporre come leva di cambiamento nella propria realtà scolastica e da cui partire per far crescere la condivisione sulle finalità dell’educazione.
Gli interventi/azioni che proponiamo possono gradualmente incidere sui soggetti (alunni e insegnanti) e sul contest (organizzazione), modificando sfondo e relazioni, poiché occorre essere consapevoli che non ci può essere emancipazione se tra soggetto e contesto non c’è ricerca di risonanze attraverso cui il soggetto possa riconoscersi. Solo se ciò accade è possibile che si attivi una trasformazione del sé e dell’ambiente educativo.
Riteniamo che questa sia la dimensione che connota un uso politico della professionalità docente in risposta ad una scuola del conformismo e della subalternità.
Una scuola della subalternità, lontano dal farsi garante del dettato costituzionale, è una scuola della didattica trasmissiva, di una concezione impiegatizia del lavoro dell’insegnante, con la conseguente svalorizzazione del ruolo sociale degli insegnanti e del sistema scolastico.
Un uso politico della professionalità docente significa operare in ogni momento del fare scuola scelte consapevoli, che a scuola non sono mai neutre: la disposizione dei banchi, l’uso della cattedra, la tipologia di lezione, i tempi, i materiali, il valore dato ai bisogni e alle proposte dei bambini e delle bambine, delle culture e dei linguaggi di cui sono portatori, il valore assegnato alla relazione tra bambini e tra bambini e adulti.
Referente: Marco Pollano
e-mail: democrazia@mce-fimem.it
Perché proponiamo l’assemblea di classe o consiglio di cooperazione come prima tecnica per introdurre a scuola principi di democrazia?
La Scuola non è solo un’istituzione della democrazia moderna, intesa come rifiuto di tutte le separazioni arbitrarie tra eletti/degni e ignoranti/assoggettati, come “insurrezione contro tutti i privilegi”. La Scuola è anche la condizione della sua possibilità. Non è possibile nessuna democrazia senza il lungo e paziente apprendimento della costruzione di un bene comune che trascende gli interessi individuali, e quindi nessuna democrazia senza pedagogia.
Ma la pedagogia non agisce nell’assoluto perché si nasce, si cresce e si apprende nella durata. Non si passa alla maggiore età, o ad essere “cittadini” per “salti”.
Ognuno ha bisogno di conquistare progressivamente degli spazi a sua misura, di provare l’esercizio delle libertà in situazioni che può capire, d’imparare ad agire articolando il suo desiderio e le costrizioni, il suo punto di vista e l’interesse generale.
Il primo dispositivo che proponiamo è l’assemblea di classe detto anche consiglio di cooperazione, che non è il semplice mettersi in cerchio e parlare di un problema, ma una tecnica ben codificata e sperimentata. Si tratta di un momento periodico nel quale i ragazzi hanno diritto di proposta e critica, un luogo realmente decisionale che interagisce direttamente con la vita della classe.
Se vuoi capire come poter attuare l’assemblea di classe nella tua scuola e se vuoi conoscere altri dispositivi di democrazia vai nella sezione Moodle al seguente link: DEMOCRAZIA
Lì troverai una prima sezione con le istruzioni per l’uso: pochi documenti multimediali che ti consentiranno di capire come mettere in pratica la tecnica. A seguire troverai gli approfondimenti, le esperienze e le altre tecniche di costruzione di democrazia scolastica.
Referente: Marta Marchi
e-mail: ricerca@mce-fimem.it
” … mettere al centro della scuola il bambino, liberarlo da ogni paura, dare motivazione e felicità al suo lavoro, creare intorno a lui dei compagni che non gli siano antagonisti, dare importanza alla sua vita e ai sentimenti più alti che dentro gli si svilupperanno, questo il dovere del maestro, della scuola, di una buona società” (Mario Lodi, Il paese sbagliato)
“Fin dai primi anni la scuola promuove un percorso di attività nel quale ogni alunno possa assumere un ruolo attivo nel proprio apprendimento, sviluppare al meglio le inclinazioni, esprimere la curiosità, riconoscere ed intervenire nelle difficoltà, assumere sempre maggiore consapevolezza di sé, avviarsi a costruire un proprio progetto di vita”. (Indicazioni Nazionali per il Curricolo).
I bambini arrivano a scuola con un proprio bagaglio di conoscenze e di esperienze, spinti da una grande curiosità verso il sapere, interessati a scoprire il mondo che si dischiude piano piano davanti a loro; tutti fattori che, se presi in considerazione dall’adulto, li avviano all’osservazione, alla memoria e al pensiero. Più avanti nei gradi scolastici, i ragazzi mantengono tale inclinazione soprattutto se la scuola non ne ha mortificato l’energia e le propensioni. Essi continuano ad esplorare, in maniera autonoma e spesso con grandi competenze, il mondo nel quale sono immersi.
MCE propone e sostiene un approccio alla conoscenza in cui bambini e ragazzi siano ricercatori attivi e protagonisti del processo di costruzione, di rielaborazione e di produzione della conoscenza. L’insegnante, in una prospettiva progettuale, si fa interprete dei bisogni d’apprendimento, cogliendo i loro interessi e facilitando lo sviluppo dei percorsi. Il sapere, oggetto di conoscenza, è concepito come processo, come svolgimento, come conquista e non come fatto e dato.
Comunicare in madre lingua, sviluppare il pensiero critico e creativo, essere in grado di ricercare e selezionare informazioni, di elaborarle in modo collaborativo e cooperativo, sono azioni che hanno necessità di un ambiente completamente innovato per essere attivate. Questo ordine di obiettivi ha per forza di cose necessità di una pluralità di strumenti, di spazi e di metodi che non possono ridursi e rivolgersi ai libri di testo, già predisposti ed elaborati a monte dagli adulti e comunemente utilizzati quale fonte primaria con valenza sia informativa che formativa.
Nella scuola italiana vi è una possibilità, quella di fare Adozione di strumenti alternativi, conosciuta dai più come Adozione alternativa.
Tale scelta offre più d’una opportunità: rende concreta la libertà di insegnamento garantita dall’art.33 della Costituzione, permette di trovare gli strumenti adatti per la progettazione didattica-educativa di quella specifica classe o scuola; consente di mettere in campo metodologie che rispondano alle necessità reali dei bambini e dei ragazzi, considerati per le loro plurime identità personali, sociali, culturali ed economiche.
Nella complessità e vastità dei saperi, proposti oggi anche su supporti diversificati, fare questa scelta significa lasciare ampio spazio alla costruzione del pensiero poliedrico dei bambini, stupirsi delle loro scoperte, creare un ambiente fatto di parole e di ascolto nel quale tutti possano sentirsi
accolti con la loro specifica identità.
Nelle sedi opportune i docenti, nell’elaborare la richiesta di adozione di strumenti alternativi, possono individuare libri originali e opere artistiche di diverso genere e formato, materiali audiovisivi e artefatti culturali utilizzabili nelle diverse discipline.
Adozione alternativa non significa “opporsi a”, ma fare una scelta all’interno di un quadro legislativo che lo prevede.
Infine, fare questa scelta, lungi dal disperdere testi e risorse, aggiunge valore al nostro Stato poiché conserva, organizza e mette a disposizione di tutti un patrimonio fatto di libri, di risorse multiple, di didattiche innovative e cooperative nello spazio vitale che è la biblioteca di classe e di scuola.
“La mia proposta consiste nel sostituire ai 3, 5 o 10 libri-riassunto, così spesso indigesti, come d’altronde qualsiasi riassunto, una tecnica di lavoro dove il ragazzo tragga il proprio sapere da migliaia di libri, da schede, da dischi, da nastri registrati, per non parlare del grande libro della natura e dell’ambiente sociale a cui attingiamo in fin dei conti le nostre più profonde ricchezze”. (C. Freinet, La scuola del fare)
VADEMECUM ADOZIONE ALTERNATIVA
LETTERA AI DIRIGENTI E AI COLLEGI DOCENTI
Vai nella sezione Moodle al seguente link: RICERCA
Referente: Giancarlo Cavinato – Roberta Passoni
e-mail: classiaperte@mce-fimem.it
Perché proponiamo come terzo passo l’apertura delle classi costruendo momenti periodici di laboratorio didattico?
Compito della scuola è costruire le condizioni perché la comprensione e l’interpretazione della realtà da soggettive si trasformino in condivise e intersoggettive. Il mondo sociale, scrive Bruner, si costruisce, ricostruisce, interpreta con modalità narrative.
Di qui l’importanza di un contesto organizzato: un’aula progettata e predisposta con cura costituisce un ambiente favorevole ad obiettivi cognitivi e sociali, è il modo che offriamo al corpo e alla mente dei bambini per agire, pensare, dare significato, progettare, anticipare lo sviluppo delle situazioni e coordinare le proprie azioni con quelle degli altri.
Ma l’organizzazione del contesto è una precondizione; narrare e narrarsi, co-costruire significati, ampliare i propri modelli interpretativi non può realizzarsi in gruppi chiusi, in cui si condividono tutte le stesse esperienze e attività.
L’organizzazione di gruppi mobili, eterogenei, con indicazioni di lavoro diversificate, crea una mobilità, un’aspettativa, un desiderio di integrare le proprie ricerche con quelle degli altri.
Il primo dispositivo che proponiamo per rendere operative questo passo è la didattica per laboratori, ‘una mente collettiva’ a cui ognuno partecipa, apporta idee, rappresentazioni mentali, ipotesi, tentativi, ed elabora attraverso le proprie specificità e intelligenze.
Se vuoi capire come poter attuare la didattica per laboratori e se vuoi conoscere altre proposte di didattica attiva vai nella sezione moodle al seguente link: CLASSI APERTE
Lì troverai una prima sezione con le istruzioni per l’uso: pochi documenti multimediali che ti consentiranno di capire come mettere in pratica la tecnica. A seguire troverai gli approfondimenti, le esperienze e le altre tecniche di costruzione di laboratorio didattico.
Referenti: Anna D’Auria – Davide Tamagnini
e-mail: valutazione@mce-fimem.it
eBook realizzato dal Gruppo Valutazione: Pedagogia dell’emancipazione valutazione
Dare valore all’apprendimento: idee e pratiche a cura del Gruppo Valutazione MCE.
pp. 236, illustrato, ebook € 5,99
Come quarto passo, rifiutiamo una valutazione sommativa fatta di voti numerici, a favore di una valutazione formativa che metta in evidenza punti di forza e di debolezza di ognuno. Perché?
Il bisogno di un pensiero pedagogico forte impone la costruzione di un piano di coerenza fra le pratiche e le forme di valutazione. Un uso politico della professionalità docente, come singolo e come collegio, significa allora che l’operare per la rimozione degli ostacoli deve potersi tradurre in una prassi della valutazione formativa, pensata non come momento esclusivamente finale del processo di insegnamento-apprendimento, ma come pratica di controllo, riflessione, ridefinizione dei processi, individuali e di gruppo, per poterne orientare lo sviluppo successivo.
Per questo la valutazione è uno degli aspetti del fare scuola che ci preoccupa di più, perché è lo “spazio” in cui maggiormente si consolida la dialettica tra normalizzazione ed emancipazione dei soggetti.
Il primo dispositivo che proponiamo è l’abolizione del voto numerico in corso d’anno e l’utilizzo di una valutazione (e autovalutazione) formativa che possa essere motore di miglioramento del singolo e del gruppo.
Se vuoi capire come poter passare ad una didattica formativa e come sperimentare forme di abolizione del voto numerico finale vai nella sezione Moodle al seguente link: VALUTAZIONE
Lì troverai una prima sezione con le istruzioni per l’uso: pochi documenti multimediali che ti consentiranno di capire come mettere in pratica la tecnica. A seguire troverai gli approfondimenti, le esperienze e le altre tecniche di costruzione di valutazione formativa.
‘Ragazzi miei, non siamo più soli!’ esclama Freinet all’aprire, nella sua classe di un paesino delle Alpi Marittime in Provenza, il pacco proveniente da un paesino della Bretagna, contenente gallette, conchiglie, lettere, il giornalino ‘Il menhir’. Sono gli anni 20.
La corrispondenza fra classi e scuole è apertura sulla vita: prende in considerazione la vita familiare, culturale e sociale dei bambini, le loro esperienze, amplia il loro universo.
Stimola l’autoespressione, risveglia sensibilità e curiosità; sviluppa immaginazione, creatività, spirito critico, senso estetico, piacere di mettersi alla prova con un impegno costante. Si apprende ad accettare i vincoli necessari per sviluppare dei progetti di gruppo: l’ascolto, il confronto, la scelta, il prendere decisioni assieme, l’assunzione di responsabilità. Richiede di impegnarsi con gli altri per lasciare tracce di sé, per conoscere di più la realtà mondo, per collegarsi ad altri, per comunicare.
E’ una tecnica della scuola moderna che prepara i bambini di oggi a prendere parte nel mondo di domani, vivendo in prima persona l’espressione, la comunicazione, la cooperazione.
La corrispondenza, tecnica di vita, come la definisce Freinet[1], sottende una scelta politica e filosofica dei docenti a favore dei diritti dell’infanzia, della laicità dell’istruzione, della cooperazione internazionale, dei valori di giustizia, libertà, fratellanza e pace nel mondo.
La scrittura viene usata come strumento per comunicare non solo ‘in presenza’ ma anche con chi è lontano. Si apprende a scrivere sperimentando la scrittura non come esercizio tecnico ma come pratica che consente di mettersi in contatto con altri superando i limiti dello spazio e del tempo. [2]
Certo oggi lo si può fare con molte altre tecnologie raffinate e rapide: ma come sostituire l’emozionante apprendimento della lettura tutti assieme tentando di decodificare i giornali murali, le lettere collettive via via più complesse che vengono appese alle pareti? E lo scrivere insieme per comunicare ai corrispondenti avventure, esperienze, progetti?
Si impara a leggere leggendo testi reali. E si impara a scrivere utilizzando da subito la scrittura per comunicare.
L’esigenza di una scrittura corretta e coerente diventa non l’obbligo di adeguarsi a un modello, ma la ricerca di una sempre maggiore efficacia nel costruire la comunicazione.
‘Evitiamo di scrivere per scrivere’, dice Freinet. Ogni testo deve avere un destinatario e uno scopo.
La corrispondenza è un’impresa collettiva, che coinvolge l’intera classe.
Poi via via si costituiscono coppie di corrispondenti, gruppetti per ricerche e monografie.
La scuola che offre nel suo percorso l’esperienza della corrispondenza offre un’opportunità in più sul piano della costruzione di un’identità plurale, delle relazioni, della costruzione di un contesto in cui le persone sono oggetto di interesse e attenzione e si sentono valorizzate, cercate., riconosciute.
Ma l’obiettivo è anche l’incontro diretto, il confronto con l’altro, quindi l’andare a conoscere direttamente i corrispondenti, essere ospiti e a propria volta ospitare. Completando così il percorso dell’uscita dalla propria autoreferenzialità.
Programmare le modalità e le attività da svolgere assieme durante l’incontro è un lavoro impegnativo ma ricco di soddisfazioni.
mostra della corrispondenza fra classi dell’Emilia Romagna e classi del Pays de la Loire (a.s. 2013/2014) sul tema della città
COSA PUO’ OFFRIRE IL MCE PER FACILITARE GLI SCAMBI:
Giancarlo Cavinato gccavinato@gmail.com
SCHEDA RICHIESTA CORRISPONDENZA
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Istituto………………………………………………………………………………………..
Scuola dell’infanzia/ primaria/secondaria di primo grado/secondaria di secondo grado ……………………………………………………………………………………………….
Classe/sezione…………………………………………………………………………………
Denominazione scuola………………………………………………………………………
Insegnante/i……………………………………………………………………………………
…………………………………………………………………………………………………. Composizione classe (n. alunni, m/f..…………………………………………………………………………………………….
Problematiche eventualmente presenti………………………………………………………
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Organizzazione oraria………………………………………………………………………..
Tipologia dell’ambiente……………………………………………………………………….
Preferenza ambientale…………………………………………………………………………
Disponibilità visite reciproche SI/NO…………………………………………………………
Altre esperienze precedenti SI/NO…………………………………………………………….
Esigenze particolari……………………………………………………………………………..
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[1] Tecniche di vita: la pedagogia Freinet indica nella corrispondenza, nel giornalino, nella costruzione collettiva di libri di vita della classe, nell’intervista e nella ricerca, nell’indagine ambientale, nella narrazione di esperienze, nel lavoro per gruppi legato all’organizzazione collettiva della classe, le situazioni reali in cui la parola viene usata nel suo significato di strumento fondamentale per la conoscenza e lo scambio.
[2] N. Vretenar, Introduzione a ‘Cari amici vi scrivo’, ed. Junior Spaggiari, Parma, 2016, pp. 16-17
Nel 2016 la Francia ha emesso un francobollo dedicato a Célestin e Elise Freinet riconoscendone la profonda valenza educativa e formativa della loro pedagogia.
Cogliendo l’occasione un’associazione di insegnanti francesi, Les Amis de Freinet, ha lanciato l’idea di attivare la corrispondenza interscolastica realizzando nel contempo un contenitore delle lettere che gli alunni si scambiano, delle buste, abbellite con la tecnica della ‘mail art’ (arte postale).
Il diffusore di tale forma di corrispondenza in Italia è il maestro Cristiano Paganin del gruppo MCE di Venezia Mestre che ha costituito una rete di scuole con incaricati di raccogliere e inviare le lettere (‘collettori’) nella propria scuola e di distribuire la posta in arrivo. Chi volesse inserirsi in tale circuito, che si è esteso da Marsala a Pinerolo, con corrispondenze con la Francia e il Brasile, può scrivere a maestrocristiano@libero.it
Con le buste e le lettere vengono periodicamente organizzate mostre in uno dei territori coinvolti con l’apporto dell’associazione filateliche del territorio e il relativo annullo del francobollo.
La richiesta di abbinamento fra la propria classe con cui avviare la corrispondenza può essere rivolta al nazionale a gccavinato@gmail.com così come a Cristiano se interessa in particolare l’esperienza della mail art. Giancarlo Cavinato cura in particolare le condizioni per abbinamenti equilibrati (numero di alunni, ambiente in cui sono collocate le scuole, organizzazione scolastica, orari, segnalazione di interessi particolari, possibilità di visite-scambio…)
La mail art è una forma d’arte, sviluppatasi negli anni Venti del secolo scorso, legata in particolare alle creazioni di Marcel Duchamp e all’Art nouveau.
Si tratta di un movimento artistico popolare, basato sul servizio postale come mezzo di distribuzione delle proprie creazioni artistiche. In questo modo, si crea un legame molto stretto tra mittente e destinatario. Il movimento si è consolidato negli anni Cinquanta e Sessanta, con la costituzione di un vero e proprio network di artisti postali, a partire dal movimento Fluxus, per arrivare alla New York Correspondence School di Ray Johnson.
Il fascino dell’arte postale è dato dal duplice significato della produzione artistica, che include sia il messaggio spedito, sia il mezzo tramite cui si spedisce. In pratica, vi è una compartecipazione all’opera, dato che chi riceve la mail art non è un semplice destinatario, ma deve poi partecipare attivamente al movimento, apportando il proprio contributo creativo e inviando la sua opera ad altri che successivamente faranno lo stesso.
La mail art prevede prevalentemente l’utilizzo di cartoline, carta, collage, francobolli. Tutti noi possiamo cimentarci in quest’arte, utilizzando materiali riciclati e creatività..
Si tratta di realizzare un piccolo ‘capolavoro’ da inviare ad amici e corrispondenti, ricevendone un disegno in cambio. Lo scambio di corrispondenza artistica può avvenire anche fra scuole. La mail art permette al bambino di rappresentare con spontaneità ciò gli suggerisce la fantasia: un piccolo ritratto, un insetto, un fiore o solo un gioco di righe colorate, disegni resi ancora più affascinanti dalla prospettiva di scoprire le creazioni altrui e scambiarsi idee. Si tratta di un modo per ispirarsi di fronte alla vita e alla natura, con occhi sempre nuovi. (da wikipedia)