Fiorenzo Alfieri ci ha lasciati

Il Movimento di Cooperazione Educativa ha perso un compagno, un Maestro, un visionario che dai primi anni ’70 ha mostrato come coniugare l’impegno del militante colto al mestiere di maestro con la consapevolezza che la scuola doveva veramente essere aperta a tutti e per tutti luogo di promozione e che per farlo scuola e società non dovessero procedere per strade parallele che non si incontrano mai. 

Un uomo mite, un mediatore accanito, capace di portare il conflitto delle idee – e chi era presente nel Movimento negli anni settanta ha ben presente quanto appassionato fosse – a livelli via via superiori, fino al punto che parti inizialmente avversarie finissero per trovarsi ad essere alleate, scoprendo il lato condivisibile della lotta comune.

Non sarebbe stato possibile se non fosse stato, Fiorenzo, una persona capace di ascoltare veramente.

Questa coscienza democratica, che Fiorenzo Alfieri rivendicava come componente culturale e politica irrinunciabile del movimento operaio, lo portò ad essere particolarmente attivo nella realizzazione e diffusione della scuola a Tempo Pieno.

Sosteneva che le conquiste della “scuola attiva”, di un nuovo principio pedagogico, di una didattica che valorizzasse il ruolo da protagonisti dei bambini, dei giovani, dovessero diventare cultura professionale e civile diffusa e condivisa e avere un sostegno e un radicamento sul versante politico e amministrativo, diventare “norma”. Altrimenti, questo il suo timore, ogni conquista, ogni buona pratica affidata soltanto alla buona volontà, per quanto consapevole delle persone coinvolte, poteva rischiare di disperdersi e la cultura “nuova” regredire.

Così si comprende la sua scelta di essere amministratore oltre che insegnante: i due lati dell’impegno che lo hanno visto protagonista di un cinquantennio di attività nell’ambito della scuola, della qualificazione della vita culturale della città e dei suoi spazi, dell’educazione e dei giovani, ai quali ha voluto molto bene.

Ciao Fiorenzo, grazie.  Il MCE continuerà il tuo cammino. 

La Segreteria nazionale 


Da Gianni Giardiello

Paola, sua figlia, mi ha dato la notizia e io l’ho trasmessa a tanti amici, miei e di Fiorenzo, con questa mail:  

“Fiorenzo Alfieri non ce l’ha fatta. Questo bastardo di virus lo ha ucciso stanotte.

Dai giornali e dai social saprete tutto di lui, che cosa ha saputo inventare, progettare, sostenere e costruire, per la scuola, per la cultura, per i giovani, per lo sport, per l’associazionismo, per l’MCE, e capirete di quanto sia grande la sua perdita per la nostra città. Ma io sento soprattutto il bisogno di dirvi che ho perso un amico, ho perso una persona con cui ho condiviso scelte e fasi importanti della mia vita, una vita che in molti momenti è stata la “nostra” vita. Ed è per questo che stento ancora a credere che possa essere successo, ed è per questo che sto molto male in questo momento.

Certamente domani dovremo dire e raccontare molto di lui, ma ora mi è difficile, molto difficile, parlare!”  Gianni Giardiello

Nel giro di un’ora la mia casella di posta si è riempita di messaggi …..


“Ciao Gianni ciao tutti. Ci penso da quando l’ho saputo, sì, se n’è andato… è difficile da credersi. La prima volta che incontrai Fiorenzo ero all’ultimo anno dell’Istituto magistrale. Andammo, di classe, con la professoressa Quazza alla presentazione del progetto “La città dei ragazzi ” grande intuizione pedagogica che ancora oggi è un modello di interazione culturale fra la scuola e il territorio. Poi il progetto  10 Laboratori … Dieci anni di formazione e di ricerca ricchi e indimenticabili. Una grande esperienza di amicizia profonda e di condivisione di visioni culturali e pedadogiche. Abbiamo lavorato tanto insieme, ed eravamo in tanti. Una grande e interessante équipe. Con Fiorenzo si lavorava bene.  I ricordi sono tantissimi. Il progetto ci assorbiva ed è stato un momento fondamentale della vita personale e professionale di molti insegnanti, sicuramente lo è stato per me. Scusate sono pensieri… penso che dovremo trovare il modo per salutarlo… con calma. Glielo dobbiamo. Grazie Fiorenzo
(Nuccia Maldera MCE Torino)

Tra la fine dei sessanta e l’inizio dei settanta terminavo le magistrali e mi preparavo a entrare nella scuola. Avrei voluto iscrivermi all’università, ma nel frattempo i miei mi hanno convinta a dare il concorso. Fiorenzo con la sua famiglia abitava nel mio stesso palazzo, loro a pianterreno e noi al secondo piano. Le mamme si parlavano e sua mamma parlava alla mia di suo figlio che organizzava insieme ad altri insegnanti il corso di preparazione al concorso. Io ero un po’ incerta, non conoscevo molto Fiorenzo, anche se mi era capitato di andare alla Nino Costa, dove lui insegnava, a fare “tirocinio”. Poi però mi sono iscritta al corso, l’ho frequentato con entusiasmo, mi sono fatta guidare nella scelta degli autori da portare all’orale. Insieme a Fiorenzo c’era un bel gruppo di insegnanti che ci aiutava a prepararci. Ho vinto il concorso e nell’estate ho partecipato ai primi stage di matematica e lingua. Da allora ho sempre partecipato alle attività dei gruppi nazionali e del gruppo territoriale. Negli anni ho incrociato Fiorenzo molte volte in diverse situazioni, quando era “solo” un maestro, poi quando è stato direttore e poi come amministratore, in occasione di convegni e formazioni. Incontri sempre diversi e sempre ricchi. Per tutti ricordo il convegno “I fili e i nodi”, nel 1997 in occasione del centenario della nascita di Célestin Freinet. 
Grazie Fiorenzo, per me e per tutti noi. Ci mancherai. (Mariliana Geninatti MCE Torino)


Il coronavirus ha stroncato una delle figure storiche del Movimento della ‘pedagogia cooperativa e popolare’: Fiorenzo Alfieri.                                                                                                                                                                                           Il ‘compagno’ Fiorenzo, entrato nell’Associazione in occasione del convegno/Assemblea naz. Mce di Castiglioncello (LI) del ’63, è stato una figura particolarmente significativa nel Movimento nel periodo fra gli anni 60-70. Persona costruttiva e riflessiva, con il suo documentato lavoro “Il mestiere di maestro” , edito nel ’74, ha tracciato con grande perizia e, non senza autocritica, il complesso e articolato percorso del Movimento degli anni ’60. Partendo dall’esperienza significativa del gruppo torinese, ha segnato con esauriente documentazione il passaggio e l’evoluzione Mce dalle ‘tecniche freinetiane’, che hanno caratterizzato il primo quindicennio di vita dell’Associazione (che Fiorenzo ha definito ‘la matrice esistenziale’), alla ‘fiammata scientifica’ degli anni 60e quindi al superamento con il ‘68’ delle così dette ‘lotte parallele’ che fino ad allora vedevano l’azione distinta e separata fra ricerca e innovazione didattico pedagogica da un lato e impegno militante socio-politico dall’altro. Naturalmente vario è stato il suo contributo sul piano bibliografico. L’ultimo suo lavoro, svolto  col nipote L. Menon, Strade parallele (la scuola, la vita),  è un dialogo fra un insegnante degli anni 70 e uno studente di oggi.
Fiorenzo ha condotto insieme a Daria Ridolfi dal 1962 al 1976 una esperienza  antesignana e particolarmente significativa di avvìo e di sperimentazione didattica  della scuola a ‘tempo pieno’nel quartiere torinese delle Vallette, area della periferia di Torino popolata allora dalle famiglie di emigranti del Meridione. Ha contribuendo inoltre a coagulare e animare il significativo ‘Gruppo Mce torinese’. Gruppo che per la sua esperienza, consistenza ed impegno associativo, negli anni 70, ha poi retto collegialmente per un decennio la redazione della rivista “Cooperazione Educativa”.
Politicamente impegnato per oltre due decenni, dal 1976 al 2011, come Assessore comunale rispettivamente alle Politiche Giovanili, al Sistema Educativo, al Piano Strategico e alla Cultura nell’Amministrazione comunale torinese con i Sindaci di sinistra Novelli, Castellani e Chiamparino, ha tuttavia continuato a seguire con attenzione la vita del nostro Movimento e a praticare una coerente azione nel campo della formazione e dell’educazione. Ed è proprio grazie al suo singolare impegno e al conseguente sostegno, economico e organizzativo, dell’Amministrazione comunale torinese,  che il MCE  ha potuto organizzare a Torino nel 1982, la partecipata XIV RIDEF con oltre cinquecento partecipanti  e, nel 1997, il convegno internazionale “L’educazione oggi: i fili e i nodi – Sulle tracce di Freinet”. Quest’ultimo una vera e propria singolare fiera della didattica e della pedagogia popolare, sostanziata da relazioni, dibattiti, seminari, laboratori, esposizioni e mostre, che ha registrato la partecipazione di ben oltre due mila insegnanti provenienti non solo dal Piemonte ma da tutt’Italia.
A Fiorenzo personalmente devo la sua proposta svolta all’Assemblea Nazionale di Brescia (1974) di affiancare Dino Zanella nella Segreteria Naz. del Mce e poi la ‘Presentazione‘ del mio libro “Formazione come pratica cooperativa (La casa MCE di Frontale)” del 1997. Mi è dunque venuto a mancare un sincero compagno di ideali e di pratiche sociali educative, esempio significativo certamente non solo per l’Mce.
Rinaldo Rizzi   Cagliari, 14 dicembre 2020.


Il Covid l’ha portato via lasciando orfani anzitempo. Orfani non tanto di un padre, quanto di un Fratello più grande che a noi, allora giovani, che ri-entravamo a scuola da maestri, ci ha fatto accoglienza e compagnia, sostegno e vicinanza, metodo e speranza. Al Movimento di Cooperazione Educativa  era arrivato prima di noi e aveva curato libri che stabilirono punti irrinunciabili della pedagogia Freinet come A scuola con il corpo (la N. Italia. 1975). In quegli anni settanta tenevamo vicini e sfogliavamo Professione Maestro come un’enciclopedia quotidiana in cui cercavamo, individualmente e con letture collettive, quadri di comprensione ai nostri dubbi, risposte e metodi, pratiche  educative e didattiche. Era un maestro come noi, ma più grande, poi dirigente scolastico, poi assessore a Torino. Il gruppo del Mce torinese era allora molto centrale e  importante nel Mce, dirigeva la rivista Cooperazione Educativa e teneva rapporti con la Linea che pubblicava i libri di G. Giardiello, S.Mosca…  Fiorenzo Alfieri aveva la vocazione a sistematizzare le cose e in un’epoca creativa (e caotica come erano quegli anni) quei libri  aprivano finestre di connessione tra la  società e la scuola, tra ricerca e  prassi quotidiana, ci rendevano ragione delle nostre scelte educative, ma anche culturali e politiche, fornendoci contemporaneamente un concreto aiuto sulle pratiche e tecniche didattiche. Fu allora che lo conobbi, quando pensavo che dalla militanza Mce si fosse allontanato. Invece nel 1982 fu capace di portare la Ridef In Italia, proprio a Torino.   Ci aprì un’altra grande finestra sul mondo, regalandoci una visione d’insieme collettiva e internazionale, ci fece sentire ancora una volta parte di una ricerca socio-educativa più grande, qualcosa che non potevamo vedere chinati come eravamo nella scuola di ogni giorno, in tempi pieni spesso periferici, con bambini e famiglie difficili da ascoltare.

L’assessore ha continuato a farlo ancora per molto tempo, e sicuramente l’occasione più felice è stata quando ci chiamò per creare un evento nazionale e internazionale, intorno al centenario della nascita del nostro fondatore-ispiratore Célestin  di Freinet. Nel 1996 con il convegno I fili e i Nodi, ci portò per tre giorni al Lingotto, dove divenimmo tutti quanti protagonisti e ascoltatori, dove fu messo in piazza tutto ciò che il Mce aveva da dire in quel momento, dove vennero invitati personaggi del Calibro di Howard Gardner. Era lungo il viaggio da Venezia a Torino, e una volta siamo rimasti per strada dovendo sempre cambiare a Milano, ma ne valse la pena perché, ancora una volta, Fiorenzo ci aprì degli orizzonti nuovi.

Lo sentimmo ancora molto vicino nel 2011 quando venne a Firenze con la moglie per il 60° del Mce e stette con noi come si sta tra compagni e amici, e fu bello  e nuovo dialogare insieme con il “fratello piu grande” che da tempo non vedevamo.

Più intimo fu l’incontro con al Funerale di Mario Lodi, il Maestro nostro, nostro presidente. Non erano permessi discorsi, salutammo la figlia e la moglie, e percorremmo la via fino al cimitero, portando, sommessamente, la bandiera del Mce.

Il suo sorriso accogliente, la sua voce calda ferma, la sua opera è impressa nella nostra memoria collettiva, la sua testimonianza ci resta accanto per il tempo che viene.

Grazie Fiorenzo per tutte le finestre che ci hai aperto.

Domenico Canciani MCE Venezia Mestre

Per Fiorenzo

Caro Fiorenzo, ci siamo conosciuti in un’assemblea nazionale credo nel 1973 in cui ti inseguivo lungo i corridoi per capire come stavate organizzando il tempo pieno a Torino.

Ci siamo scritti e incontrati tante volte, l’ultima questa primavera, uno scambio serrato di mail sulla didattica a distanza e il cronico ritardo dell’Italia nel campo delle tecnologie.  E in precedenza lunghe discussioni sulla ‘buona scuola’. 

Ma io non posso dimenticare il Fiorenzo, allora Assessore, che alla Ridef di Torino nel 1982 nella giornata dell’escursione alla Mandria serviva in tavola  i partecipanti.

Così come il Fiorenzo che ha generosamente messo a disposizione strutture, persone risorsa, elaborazione pedagogica per il convegno del 1997 ‘I fili e i nodi’ contribuendo a farne un’esperienza indimenticabile. E che ha avuto, nel corso di una serata, la felice improvvisata di essere circondato dai suoi alunni della Nino Costa di tanti anni prima, convocati da Franco Passatore (che invidia!). 

Né si può scordare il tuo contributo ai convegni di Treviso ricco di stimoli e suggestioni, dall’idea di una scuola come narrazione in cui la progettazione si sviluppa ‘come un romanzo popolare’ a un’organizzazione degli spazi scolastici in cui siano previsti spazi per l’apprendimento (‘teatri cognitivi’ li definisti) e spazi per la socialità, l’incontro. 

Più di tutto rimane indelebile il tuo racconto alla 60° assemblea nazionale MCE a Firenze quando raccontasti che tu e Maria Teresa quando vi siete sposati avete convertito i soldi raccolti come regali di matrimonio degli amici nell’acquisto di un complessino tipografico Freinet per le vostre classi. 

Il Movimento di cooperazione educativa ti deve molto. Noi tutti ti dobbiamo molto. Per la tua saggezza, competenza, umanità, passione per la scuola, per esser stato portatore di un pensiero educativo forte e lungimirante. Da vero maestro.

Giancarlo Cavinato MCE Venezia Mestre  

I miei bambini avevano da poco perso il padre quando da Bologna ci siamo trasferiti a Torino, e in Fiorenzo e Maria Teresa hanno trovato punti di riferimento affettivi e loro insegnanti.

Tutti gli amici MCE torinesi ci hanno abbracciati con attenzione e calore.

Fiorenzo ha ricordato di Bruno l’amico, il pedagogista, il politico, tante e tante volte, con profonda analisi, grande stima e riconoscenza.

Io ho seguito lo straordinario percorso culturale di Fiorenzo nel corso degli anni, ma oggi voglio solo dire che un’altra dolorosa perdita mi si è aggiunta.

Per me, perdite che sono presenze, sempre.

14.12.2020    Marcella Ciari

Ho appreso la scomparsa di Fiorenzo credo, come tutti, con grande dolore. Conobbi   Fiorenzo agli inizi degli anni ’80, in occasione di una iniziativa organizzata a Firenze da MCE e CGIL scuola. Ero un po’ intimidito dall’idea di incontrare, io, che da poco ero passato a fare l’insegnante di sostegno nella scuola elementare, una persona che era già parte  della  storia  del  Movimento.  Fiorenzo mi salutò e parlammo come se ci fossimo conosciuti da sempre. In quell’occasione rimasi molto colpito dalla sensibilità e dalle competenze che Fiorenzo mostrava nei confronti della  disabilità  e dell’integrazione scolastica.  Mi colpì la capacità che aveva di trasmettere sicurezza e voglia di conoscere e crescere insieme. 

Salvatore Maugeri 

Voglio ricordare Fiorenzo parlando dell’ultima circostanza in cui ci eravamo incontrati. All’inizio dell’anno scolastico 2015/2016 la nostra associazione Gessetti Colorati decise di promuovere una giornata dedicata alle bambine e ai bambini delle scuole primarie del nostro territorio.
L’iniziativa si intitolava “La città che educa” e si ispirava ad una delle idee pedagogiche degli anni ’70: si può “fare scuola” anche fuori della scuola.
Uno dei teorici della “città educante” era stato Francesco De Bartolomeis e negli anni ’70 Fiorenzo, che era stato suo allievo, non appena ne ebbe la possibilità, e cioè quando diventò assessore della città di Torino, lavorò per realizzare il progetto. Da allora – seppure con alterne vicende – Torino rimase sempre una “città educante”.

Questo l’antefatto.

Per il 1° ottobre del 2015, come dicevo, la nostra associazione organizzò una giornata ispirata a quella pratica e ovviamente chiesi a Fiorenzo di dare un suo contributo per rendere ancora più efficace l’iniziativa.
Il caso volle che proprio nella stessa data Jerome Bruner compisse 100 anni di vita e così proposi a Fiorenzo di fare un incontro con i docenti del territorio per parlare del grande pedagogista statunitense.
Gli inviai la richiesta, temevo che non accettasse sia perché sapevo che era sempre preso da mille impegni e progetti.

Ma soprattutto gli chiesi di suggerirmi un titolo-traccia per presentare l’iniziativa in modo accattivante per i docenti.
Mi rispose subito con questa mail.

“Caro Reginaldo, secondo me l’apporto più importante che ha dato Bruner alla pedagogia e alla didattica è quello contenuto ne “La ricerca del significato” (Bollati Boringhieri 1994) dove dice che:
1) il significato è all’incrocio tra l’epistemologia e l’ontologia (in altre parole, la cognizione e l’emozione sono due facce della stessa medaglia);

2) la mente umana mette il mondo in forma di narrazione (specificando quali sono le dieci caratteristiche fondamentali di una buona narrazione);

3) la cultura è negoziazione (narrativa) di significati all’interno di un gruppo.

Perciò io intitolerei: Jerome Bruner, inventore della psicologia della cultura: la guida migliore per un insegnamento che sappia andare a segno.”

In questa risposta credo che ci sia molto di lui: la sua incredibile curiosità intellettuale, il suo desiderio di non fermarsi mai all’ovvio e al banale, il suo impegno a contribuire alla formazione degli insegnanti più giovani.

Non è neppure il caso di aggiungere che l’incontro fu un successo: sala piena di docenti per sentir parlare di Bruner da chi, decenni prima, aveva contribuito a cambiare la scuola torinese!
Reginaldo Palermo – Ivrea, 14 dicembre 2020


Ci si sente proprio foglie al vento quando persone care se ne vanno. Recentemente troppe, non c’è il tempo di rattoppare che si apre un’altra falla. Le morti di Covid mi feriscono di più, una solitudine nella solitudine. Lungo il mio cammino di vita ho avuto la fortuna di incontrare donne ed uomini di valore e grandi visioni. Fiorenzo mi ha accompagnata nell’itinerario del Movimento di Cooperazione educativa come una guida che conosce bene dove condurti per farti apprezzare la profondità della relazione educativa. “Il mestiere di maestro” del 1974, rimane una pietra angolare nella formazione di chi ha cercato di stare diversamente nella scuola e di aprire la scuola al territorio per un rovesciamento del punto di vista sulla costruzione dei saperi. Con Daria Ridolfi, Gianni Giardiello e molti altri fu un confronto costante, pignolo, una definizione scientifica ed aperta per costruire una metodologia di ricerca che superasse la separatezza. Alle spalle De Bartolomeis ed una solida prospettiva che affondava le radici nella metodologia del laboratorio. Imparare facendo. Il Convegno che FIORENZO organizzò a Torino: I fili ed i nodi, nel 1997, al Lingotto, è stata un’esperienza indimenticabile. Un’intera cittadella dell’educazione per noi del Movimento. Disegni ovunque di Lele Luzzati , alberi , sedie , tavoli di cartone. Presente Mario Lodi, i rappresentanti del Movimento Giapponese, francese, spagnolo. Fiorenzo aveva messo in moto una strepitosa macchina che sembrava un formichiere brulicante di laboratori, conferenze, iniziative. Poco dopo chiamò Bruner in Italia e, per Cooperazione educativa curai la sintesi della sua esposizione sulle intelligenze multiple. Le scuole di pensiero andavano a contaminarsi, ad aprirsi ed integrarsi. Fiorenzo aveva fatto di Torino una città di riferimento educativo, di attenzione alla cultura partendo dal suo mestiere di maestro, non dimenticando mai, anche quando era travolto dalla politica, che nella buona relazione pedagogica stanno le condizioni perché il sapere abbia un senso e dei soggetti che lo veicolano. Grazie Fiorenzo. Ti ricordiamo con affetto per essere stato generoso, attento e lungimirante

MariaTeresa Roda 

Ieri sono rimasto sconvolto quando ho saputo della morte di Fiorenzo.
Un colpo durissimo!
Per me Fiorenzo non era solo esponente del Movimento di Cooperazione Educativa con il quale condividevo i principi pedagogici e le pratiche didattiche, era anzitutto un amico.
Lo avevo conosciuto nei ruggenti anni ’60 e tra noi era sbocciata subito l’amicizia motivata da una profonda intesa e da una reciproca stima.
Allora era un giovane maestro di una scuola elementare nel quartiere delle Vallette nell’estrema periferia di Torino, ricco di inventiva e di coinvolgente passione.
Ho collaborato con Fiorenzo alla compilazione del sussidiario “Mondo Aperto” edito dalla CETEM nel 1968.
All’inizio degli anni ’70, insieme con le nostre famiglie, abbiamo trascorso le vacanze estive in Puglia, in Maremma e in Val d’Aosta.
Poi nel 1975 ho di nuovo collaborato con lui per la stesura e la conduzione di due serie televisive per ragazzi, di carattere scientifico, in dieci puntate: “Come com’è” e “Osserviamo la vita”.
Durante questo lavoro sono stato ospitato nella sua casa di Torino, poi ho potuto ricambiare la sua gentilezza ospitando a mia volta Fiorenzo, Maria Teresa e la piccola Paola nei loro frequenti viaggi a Firenze.
Sempre nel 1975 Fiorenzo divenne Assessore nella Giunta di Sinistra di Novelli mentre io iniziavo a lavorare come addetto alle esercitazioni nell’allora Facoltà di Magistero di Firenze.
Fiorenzo ha ricoperto la carica di assessore per altre due legislature durante le quali, animato da passione e senso civico, ha cercato con successo di sviluppare l’arte e la cultura nella sua Torino.
Così piano piano i nostri contatti sono divenuti sempre meno frequenti. Ma questo non ha fatto diminuire la nostra amicizia.
L’ultima volta che ci siamo visti è stato nel 2011 quando venne a Firenze con Maria Teresa per il 60° anniversario della fondazione del Movimento e fu bello tornare a parlare di ciò che avevamo vissuto insieme!
Chi l’ha conosciuto sa che Fiorenzo è stato un uomo generoso, un educatore appassionato e un protagonista della vita politica e culturale di Torino.
La sua morte lascia un vuoto incolmabile in tutti noi!
Esprimo il mio affetto e la mia vicinanza a Maria Teresa, a Paola e a Giulietta.
Lando Landi

Con Fiorenzo

Con Fiorenzo e Francesco pensammo che non ci saremmo più accontentati del corpo docente, a scuola. Così, il sodalizio composto da, in ordine alfabetico, Fiorenzo Alfieri, Andrea Canevaro e Francesco Tonucci, approfittò dello stage MCE di Cison di Valmarino per proporre l’argomento del corpo a scuola. Nacque da lì uno dei quaderni MCE con titolo analogo – A scuola con il corpo, Quaderni M.C.E – La Nuova Italia, Firenze, 1974 -. Introvabile. Nasceva dalle curiosità di Fiorenzo e il sottoscritto, mentre Francesco prendeva appunti a suo modo: disegnando (Frato). Si creava, fra noi, un sodalizio fraterno.

I corpi. Ognuno diverso da quello degli altri. Se vanno a scuola, la scuola diventa spazio di diversità e fare scuola è educare e formare alle e nelle diversità. Ogni corpo è abitato da una mente, che reagisce diversamente in ciascuno di noi. Vygotskij parla di albe e tramonti: quell’arco di tempo che, quotidianamente, si richiude su se stesso, nella catena senza fine delle ore luminose e oscure. Una, la più confusa ed evanescente, è l’impalpabile limite fra la notte e il giorno. C’è un’ora, appena prima dell’alba, che già il mattino è arrivato, ma è ancora notte. Niente di più misterioso e incomprensibile, di più enigmatico ed oscuro: questo strano passaggio dalla notte al giorno o viceversa. Siamo in quell’ora, e a volte non capiamo se sia l’ora dell’aurora o quella del tramonto. Ognuno la vive a suo modo. Come viverla insieme e diversi? Ci vuole un progetto.

Chi cresce nell’interdipendenza allargata può evolvere in un progetto. Chi invece cresce nell’interdipendenza ristretta, diventa dipendente senza progetto. Sarà riconosciuto solo da qualcuno. Rischierà di avere, forse, la benevolenza e non i riconoscimenti. Che sono plurimi, diversi uno dall’altro. Forse capiamo che “Il sole non nasce per una persona sola, la notte non viene per uno solo. Questa è la legge, e chi la capisce si toglie la fatica di pensare alla sua persona, perché anche lui non è nato per una persona sola” .

Le curiosità di Fiorenzo erano alimentate e condite dalla sua esperienza di maestro nella mitica scuola Nino Costa. E dal suo impegno di allievo, di Francesco De Bartolomeis.

Un corpo speciale ha bisogno di specialisti? Le competenze, anche quelle diffuse e che sono nell’incontro casuale, permettono di andare oltre lo specialismo. Questa è una sfida importante, in un periodo che sembra caratterizzato da un ritorno esasperato allo specialismo, inducendo i famigliari a ritenere che il bene di chi cresce con bisogni speciali debba essere sottratto alla rete sociale aperta per destinarlo unicamente a persone preparate in maniera speciale, essendo le sole che sanno trattare un soggetto particolare. È un equivoco che confonde specialismo e competenza. È un tema che andrebbe approfondito. Ha bisogno di tempo (anni) e una direzione di marcia che ogni tanto va ricordata, registrata, aggiornata.

Fiorenzo era interessato a capire la differenza fra i conflitti inutili e quelli utili. I conflitti inutili sono quelli distruttivi, ovvero vissuti con l’unico scopo dell’uscirne con la vittoria e la distruzione di chi  viene considerato nemico, sia esso soggetto umano o situazione (che sovente viene fatta indossare a un soggetto umano). I conflitti utili seguono la logica della possibilità, attraverso di essi, dell’innalzamento del livello: la logica dell’idrovora. Una pompa idrovora ha il compito di innalzare il livello dell’acqua per permetterne un utilizzo funzionale al percorso canalizzato. Per andare oltre, a un livello più alto.

Le difficoltà di agire, e parlare, senza uno sfondo di memorie condivise.

La perdita di una memoria condivisa, perdita indotta dall’enfatizzazione esasperata dell’attualità emotiva, ha prodotto l’ignoranza diffusa della storia. Un fatto accaduto dieci anni fa, viene sepolto in un’ignoranza che lo accomuna alla guerre puniche. 

La storia è anche quella della trasformazione del mondo del lavoro e del mondo abitativo. Un tempo chi nasceva in un posto, facilmente lavorava lì accanto, viveva e moriva senza grandi spostamenti. La nascita delle fabbriche ha creato delle distanze (trasporti), ha costretto le popolazioni a muoversi (micro e macro migrazioni), ha reso necessario organizzare il mutuo soccorso operaio, i “dopo lavoro”, eccetera. Il suffragio universale ha reso necessaria una diversa valutazione delle barriere che ostacolano gli accessi, alle informazioni e alla percorribilità fisica; ha creato nuovi bisogni, a cui anche le tecnologie danno risposta. Fiorenzo ne avrebbe scritto con Marina Dina un libro da non dimenticare.

Fu un sodalizio il cui ricordo scalda l’anima. Era stato preceduto, e ebbe seguito, da e in tante serate torinesi, avendo il sottoscritto il coordinamento della Scuola di Formazione per Educatori a Torino. Ci eravamo scoperti fratelli. Preparava il suo dialogo con Leonardo, che sarebbe cresciuto.”

“Grazie Andrea per il tuo testo su Fiorenzo e per il ricordo di Cison, sei più bravo di me. Io non ci riesco ancora a scrivere qualcosa e non so se ce la farò. La cosa che mi ha colpito è che lo hai chiamato fratello, come ho detto più volte io in questi giorni.
Si vede che era facile sentirsi fratelli con Fiorenzo come con te, Andrea.
Ci penseremo sopra, mi pare una cosa molto bella.
Dopo aver saputo di Fiorenzo ho deciso di restare qui a Cervara a passare da solo questo strano e terribile Natale.
Francesco” (Francesco Tonucci)

Andrea Canevaro e Francesco Tonucci

Note bibliografiche.
F. Alfieri, L. Menon (2013), Strade parallele (la scuola, la vita). Dialogo tra un insegnante degli anni ’70 e uno studente di oggi, Roma, Dino Audino Editore.
A. Cervi (2010; 1955), I miei sette figli, Torino, Einaudi.
M. Dina, F. Alfieri, Tempo pieno e classe operaia, Torino, Einaudi, 1975.
L. S. Vygotskij (1973), La tragedia di Amleto, traduzione di A. Villa, Roma, Editori Riuniti.


                              Ricordando Fiorenzo

Siamo a Firenze, è una domenica del dicembre 1995, da poco è terminata un’Assemblea Nazionale MCE. Sono con Rinaldo Rizzi e Fiorenzo Alfieri, ci stiamo incamminando verso la stazione. Rinaldo, mente sempre in perenne ricerca di attivare incontri, guarda Fiorenzo e gli dice: – Il prossimo anno cade il centenario della nascita di Freinet, perché non organizzare nella tua città qualcosa di importante per ricordarlo? Nasce in quel momento il Convegno “I fili e i nodi dell’educazione – Sulle tracce di Freinet” che si tenne nell’aprile del 1997 al Lingotto di Torino. (*)

La preparazione di quel convegno mi permise di conoscere a fondo Fiorenzo, all’epoca Assessore al Sistema Educativo del Comune di Torino. Furono numerosi gli incontri per la preparazione di quel Convegno che ebbe poi un’enorme eco per tutto il Movimento, con Gabriella Romano viaggiavamo spesso sulla linea Roma-Torino. In quelle stanze del suo Assessorato vidi Fiorenzo all’opera: aveva una capacità organizzativa e manageriale incredibile, con uno sguardo analitico e progettuale straordinario. Le sfide per far crescere confronti lo appassionavano, offriva una contagiosa sicurezza. Gli sono grato per l’intensità e la bellezza di quegli incontri. 

Agli inizi degli anni ’90 le sue ricerche ed indicazioni elaborate con Paolo Guidoni, mi aiutarono molto a portare avanti nella scuola primaria di San Lorenzo Nuovo, un progetto sui “teatri cognitivi”, uno sguardo molto innovativo del fare scuola attiva, nel rendere tutti i soggetti protagonisti del percorso formativo.

Un altro dono prezioso che segnò il mio percorso di maestro fu la lettura che mi accompagnò per molto tempo di cinque articoli pubblicati su “L’Educatore”, alla fine degli anni ottanta, in cui Fiorenzo raccontava la sua esperienza di come avesse condotto da dirigente scolastico tutti i suoi insegnanti a comprendere e a dare un senso autentico condiviso alla riforma dei programmi della scuola primaria del 1985, liberandosi dal peso del “far finta”, autentica piaga di una scuola atrofizzata.

Sei un riferimento straordinario di forza mite e costruttiva, grazie Fiorenzo: sei in tanti di noi.
Valter Martini

(*) Giancarlo Cavinato, Luciana Canetti “I fili e i nodi dell’educazione – Sulle tracce di Freinet” – La Nuova Italia. 1999

Ricordo Fiorenzo Alfieri, di Giovanni Castagno

Enrico Bottero mi suggerì di contattarlo perché parlare con lui poteva sicuramente aiutarmi a chiarire alcuni passaggi della storia che volevo raccontare nella mia tesi di dottorato ero sicuro che non si sarebbe tirato indietro. 

“Gentile Fiorenzo, mi permetto di darti del tu, tra compagni dell’Mce”, gli scrissi. 

Era metà settembre e di lui avevo letto varie cose, ma soprattutto ricordavo alcune immagini presenti nel documentario su Rodari Il profeta della fantasia in cui Fiorenzo spiegava in poche parole come il nostro movimento non si fosse mai limitato ad importare le tecniche Freinet in Italia ma piuttosto avesse sempre provato attraverso quella ispirazione a promuovere l’aggiornamento continuo degli insegnanti e la cooperazione.

Pensavo e continuo a pensare che in realtà questo fosse stato anche un limite dell’MCE, ma mi sembrò un buon punto di partenza per iniziare un dialogo con lui.

Speravo di riuscire a “strappargli” una intervista orale, come era accaduto con altri compagni che a mano a mano avevo contattato, ma alla fine fu più semplice iniziare uno scambio epistolare nel quale Fiorenzo non risparmiò certo tempo ed energie incalzato dalle mie curiosità, impegnandosi molto.

“Caro Giovanni, ho fatto i compiti” mi scrisse finalmente a un certo punto.

A me interessava soprattutto la svolta politica dell’MCE: “Perché leggevate Bruner e non Vygotskij?”

“In che modo interpretavate il ruolo dell’insegnante nel più ampio processo di trasformazione della società?”

Mi raccontò della spaccatura con la generazione dei fondatori, ma anche delle derive estremiste successive al ’68, “delle simpatie maoiste” con le quali il gruppo di Torino, che pur aveva messo in moto quel processo di profonda revisione del rapporto tra politica ed educazione, sentiva di non condividere. “Non dimenticherò mai”, scriveva Fiorenzo a un certo punto dell’intervista, “la reazione su un’attività di geometria topologica al grido ‘ma a che cosa serve la geometria topologica per fare la rivoluzione’?”.

Ci siamo scritti poi ancora un paio di volte, ritornando su questo delicato e scivoloso argomento. Ancora oggi equivoco. Il rapporto tra educazione, didattica, politica, ideologia, cambiamento, rivoluzione. 

“I fili e i nodi” si intitolava un convegno sul maestro francese che proprio lui, da amministratore del Comune di Torino era riuscito a far organizzare nel centenario della nascita. “Non dobbiamo tirarci indietro, e dobbiamo mettere a disposizione di tutti ciò che noi sappiamo fare” diceva rivendicando come nel nostro Paese l’MCE fosse un unicum di cui sentirsi orgogliosi.

Mentre rileggevo il suo Mestiere di un maestro, entusiasmato da un passaggio, gli scrissi.

“Sono in ospedale, ho il Covid. Le cose non vanno bene… il futuro è molto incerto. Un caro saluto. Fiorenzo”. Era il 21 novembre.

Un caro saluto a te Fiorenzo.

Che la terra ti sia lieve.


Dalla posta ricevuta da Gianni Giardiello

“Caro amico mio, mi spiace tanto che tu stia male e ti capisco. Vorrei esserti di aiuto, ma non trovo le parole. Ripenso a quante cose abbiamo fatto insieme, a quanto abbiamo creduto che il nostro contributo potesse far progredire la democrazia e l’uguaglianza. Fiorenzo è stato un infaticabile “lavoratore “della pedagogia, della didattica, di una scuola più consona ai bisogni culturali di tutti. È stato un maestro importante, ma anche un amico. La vita può allontanare, ma i ricordi sono custoditi dentro di noi e non ci abbandonano. Facciamo tesoro di quanto ci è stato concesso e di quanto abbiamo condiviso. So che solo il tempo può lenire i dolori e trasformarli in quadri in cui ci si rivede e ci si sorride. Io sono tua amica e ti voglio bene come pure alla tua cara Fiorenza per me altrettanto amica fidata. Sto male anch’io e vorrei essere priva di rimpianti. Ma so che nel nostro intimo troviamo le risorse per credere nella vita. Questo amico e compagno sarà ancora con te. Oggi lo salutiamo per l’ultima volta. È un addio? Non credo, anzi sicuramente noi e soprattutto tu troverai il modo ed il tempo perché le sue idee ed il suo lavoro rimangano tra noi. Ti abbraccio (Maria Luisa Moresco)

“Carissimo Gianni, grazie di aver condiviso con noi il tuo dolore. Avevo sentito Fiorenzo prima dell’estate fa e avevamo parlato delle sperimentazioni del primo tempo pieno a Torino. Come al solito lo avevo sentito acuto, propositivo ed entusiasta, nel rievocare una storia che ci ha accomunato in tanti. Non posso pensare che se ne sia andato così.
Un abbraccio forte a te e a tutti voi” (Franco Lorenzoni)

https://www.internazionale.it/opinione/franco-lorenzoni-2/2020/12/15/fiorenzo-alfieri

“Oggi, a spasso con Maria Teresa, ricordavamo i “nostri anni”, i più belli della vita perché eravamo una comunità capace di costruire. Parlo di quel MCE che tentò di cambiare la scuola. Fiorenzo era un motore instancabile, pensava e faceva. Anch’io, caro Gianni, ancora non so credere. Sto male e basta. Vi abbraccio.” (Anna Maria Cappelli)

“Ciao Gianni condivido con te questo grandissimo, ingiusto dolore nel ricordo di Fiorenzo” (Maria Arcà)

“Care e cari tutte e tutti, con la morte di Fiorenzo Alfieri dopo il Dott. Ferrarotti e Amilcare Acerbi finisce un’epoca che, grazie a Dio, mi ha permesso di vivere con consapevolezza, migliorare la mia professionalità e vedere fiorire i servizi educativi….. Che dire? Un elenco che si fa sempre più lungo… Persone che lasciano un vuoto ma anche un’impronta! Una persona perbene, che metteva cuore e testa negli incarichi che copriva e che ha sostenuto i Centri di Documentazione laboratori per l’infanzia con impegno sincero. Un abbraccio a Gianni e a tutti voi” (Gemma Voto)

Caro Gianni, appena ho saputo la notizia su Fiorenzo Alfieri ho comunicato con mia sorella Laura. Mi ha risposto in modo molto simile al tuo. E mi ha scritto: “è stato un mio maestro negli anni giovani”. Con lui e con sua moglie, (da due anni con problemi seri di salute – a parte il covid-), continuavano a vedersi anche ultimamente per passeggiate in montagna, a Gressoney.
Io invece Fiorenzo l’ho incontrato di persona, e lo ricordo, nel 1972. Frequentavo l’Istituto Magistrale Berti e la nostra insegnante di Didattica-tirocinio ci aveva portato, come classe alla sua scuola per vedere come lavorava coi bambini. Non l’ho più dimenticato.
Un caro saluto e un abbraccio, purtroppo solo virtuale, a te e a Fiorenza.” (Annalisa Bertolino)

“Caro Gianni, grazie della tua mail. È un dolore che ci coinvolge quello che esprimi.  Forse i fari che ci indicano la strada e ci accompagnano nella vita non si spengono mai del tutto. Teniamo accesa nel nostro ricordo la sua bella luce! Ora più che mai ne abbiamo tanto bisogno… Un abbraccio.” (Grazia Liprandi)

“Ho già scritto tante condoglianze in tanti Facebook da ieri, sono tantissimi quelli che lo hanno conosciuto e lo piangono. Però mi sento più vicina al gruppo degli amici e compagni del Forum per età e per storie personali e sentiamo con un dolore comune che la perdita di Fiorenzo è anche  la fine di tutta una stagione della nostra vita. Condivido tutte le proposte di cercare di ricordare Fiorenzo tutti insieme, appena e come sarà possibile. Un abbraccio a tutti.”  (Gabriella Mortarotto)

“Caro Gianni, carissimi tutti, quanti ricordi mi legano a Fiorenzo. Le prime classi sperimentali nazionali a tempo pieno a Torino, nei primi anni Settanta, prima della legge istitutiva. La rivoluzione della valutazione nella scuola elementare col passaggio dal voto al “profilo” dell’alunno (cosa che solo ora, dopo mezzo secolo, si tenta di fare). Fiorenzo sapeva coniugare la lucidità profetica dell’intuizione alla sua concreta realizzazione. E tutto con la razionalità convincente e la signorilità del tratto. Saranno in grado le nuove generazioni di portare avanti la sua eredità?” (Gianluigi Camera)

“Fiorenzo è stato un Maestro offerto per molto tempo e con successo all’Amministrazione della cosa pubblica. E ora rileggeremo “Il mestiere di maestro” (1975), alla ricerca di virtù e prospettive forse nel frattempo sbiadite, che vorremmo continuare a difendere, anche per rispetto e riconoscenza per le vite degnamente vissute e che si spengono. Un caro e addolorato saluto a Gianni e a voi tutte/i.” (Mario Ambel).

“Morire sì, non essere aggrediti dalla morte, scriveva un poeta fuori moda. Invece ci tocca. Non ho avuto la vicinanza che hai avuto tu, ma ho dei bei ricordi. Dobbiamo volerci sempre più bene.” (Claudio Canal)

“Caro Gianni, condivido il tuo stato d’animo. Una notizia che mi addolora e lascia incredula. Nella mia vita lavorativa ho avuto più volte l’occasione di lavorare con Fiorenzo, da insegnante nei laboratori di scienze e poi ancor di più da responsabile pedagogico nei servizi torinesi quando lui era assessore. In quel periodo ci accomunava l’esperienza nelle scuole statali, la ricerca che avevamo praticato nei laboratori di Via Maria Vittoria. Fiorenzo sempre pronto ad intercettare le istanze di cambiamento, a sostenere e rilanciare l’approccio pedagogico dei servizi. Devo a lui l’essere dentro il Gruppo Nazionale Nidi e Infanzia perché ha voluto che Ferrarotti mi designasse a partecipare a nome di Comune di Torino. Lo ricordo qui con voi per rendere merito all’uomo e all’appassionato politico.  “Le vostre testimonianze mi aiutano a riportare alla memoria i tanti ruoli, le tante avventure educative e politiche di Fiorenzo. Traspare la comunità che anche Fiorenzo ha contribuito a creare dentro ed intorno alla scuola. Mi chiedo se, non possano costituire un saluto collettivo da pubblicare sulla pagina Facebook del Forum anche a commento di un testo che vorrete dedicare.” (Maria Antonietta Nunnari)

“La perdita di un amico è devastante, così poi… Per me Fiorenzo era un maestro, una guida che ho affiancato per un breve periodo all’Università e in Assessorato godendo della Sua fiducia… Sono molto triste per questa morte. Ti abbraccio con grande affetto” (Giuliana Amisano)

“Grande uomo e cara persona Fiorenzo. Grande perdita per tutti noi. Sono anche io molto addolorata. In questo periodo sono mancati tanti amici e colleghi. Le ultime due Lucetta Jarac e Regina Rossi Surra, mitica Preside della Frassati prima di Nicoletta. Anche con lei avevamo condiviso tanti momenti belli. Questo virus porta via la nostra giovinezza. Ti abbraccio sperando che la primavera porti con sé miglioramenti sostanziali della situazione e ci permetta di riabbracciarci davvero. A presto” (Maddalena Zan)

“Caro Gianni, cari e care tutti e tutte, purtroppo il Covid, che ho avuto anch’io e quindi ben conosco, è proprio una terribile pan e sindemia. La perdita di Fiorenzo ci addolora e ci deve spingere a rilanciare dibattito e iniziativa sulla scuola, di cui la crisi ha evidenziato tutte le carenze, anche a prescindere dall’emergenza.” (Mario (Salomone)

“Compagni, avevamo organizzato un incontro al festival Logos di Roma su Freinet e le sue tecniche, il rapporto con l’educazione popolare e l’attualità di questo approccio, e il libro di Catarsi introdotto da Fiorenzo era stato di grande ispirazione. La sua dipartita si fa ancora più triste e amara in questi giorni in cui il bisogno di ricordare quelle esperienze e di farci ispirare da quella su e vostra spinta ideale più forte. Sono triste e rammaricato. Immagino il vostro dolore, di amici, di fratelli. Vi mando un abbraccio. Lo ricorderemo con Giancarlo Cavinato che parteciperà all’incontro organizzato dal gruppo romano dell’Mce. Sarà solo il primo di un lungo tentativo collettivo di elaborare il lutto, che penso di vedrà impegnati molto e a lungo. Vostro, fraternamente e comunardamente.” (Giovanni Castagno)

“Ciao Gianni, ho saputo che Fiorenzo è stato vittima di questa terribile epidemia. È da molto tempo che non lo vedevo, ma la notizia mi ha sconvolto. Ho passato anni speciali, con lui e tutti voi. Certo per te sarà ancora più gravoso pensare che una vita, trascorsa percorrendo una lunga strada assieme, finisce bruscamente. Ma per Maria Teresa ? È un passaggio molto difficile da superare: ma sono certo che in molti cercheranno di aiutarla (Sergio Strata)

“Cari amici, Condivido i vostri pensieri e il vostro affetto per Fiorenzo Alfieri persona attiva e disponibile a più livelli e presenza importante per il mondo della scuola, dell’Università e della cultura. Grazie Fiorenzo.” (Patrizia Di Lorenzo) 

“Caro Gianni, nonostante mi avesse detto Fio che Fiorenzo era ormai alla fine ho ancora sperato o mi sono illusa che improvvisamente, miracolosamente potesse farcela. Questa sera ho guardato le luci di Via Po, le luci d’artista e l’ho pensato ho voluto pensarlo con quelle luci negli occhi perché sono le sue luci, i suoi pianeti, i suoi astri luminosi. E’ doloroso perdere un amico, è uno dei dolori della vita, è così.  Abbraccio te e Fiorenza con tanto affetto.”  (Mariella Platini)

“Ciao Gianni, mi associo al tuo dolore per la scomparsa del mio ex assessore Alfieri. Abbiamo perso una delle persone più ricche di umanità e di capacità di sognare per il bene comune. Io lo ricordo in una delle più entusiasmanti stagioni che la Città ha avuto la fortuna di vivere e, personalmente, come uno degli amministratori che ha saputo motivarci per realizzare gli innumerevoli progetti di cui è stato promotore.” (Giovanni Ghibaudi) 

“Caro Gianni, cari tutti, ho poco da aggiungere. Un brutta notizia che speravamo ancora di non ricevere. Non è retorico dire che si tratta proprio di grave perdita per la nostra città.  Un abbraccio.” (Giovanna Garrone) 

“Saluto Fiorenzo. Un pezzo di storia della scuola italiana ci lascia. E ci mancherà.” (Massimo Baldacci)

“Caro Gianni, ti sono vicina con affetto. So che hai perso un amico fraterno e un compagno di vita e di impegno e che in questo momento hai solo bisogno di silenzio.” (Loredana Ferrero)

“Per me le magistrali erano state una scelta di ripiego. Iscritto all’università avevo in mente altri orizzonti professionali quando mi proposero un posto da insegnante nel doposcuola appena istituito dal comune di Beinasco. Accettai con qualche titubanza, del resto avevo bisogno di cominciare a guadagnare qualcosa (lo stipendio era di 50000 lire al mese+10000 per portare con la mia 600 i bidoni della mensa dalla sede centrale dove c’era la cucina al plesso di Fornaci dove insegnavo!). Il “team” di formazione dei giovani doposcuolisti era composto da (quasi) altrettanto giovani formatori: Gianni Giardiello, Franco Passatore e Fiorenzo Alfieri. Gianni ci insegnava l’indagine d’ambiente, Franco le tecniche e l’improvvisazione teatrale e Fiorenzo “tutto”. Fu una folgorazione, avevo già letto “Lettera a una professoressa” e mi resi conto che quelle stesse cose, e anche qualcosa in più, si poteva fare anche nelle nostre scuole. Un’iniziazione che ha segnato tutto il mio percorso professionale futuro. Come direttori didattici ci siamo incrociati spesso e ha sempre dato la piena disponibilità a ogni richiesta e proposta dell’Andis (ricordo in particolare il convegno sul tempo scuola e il suo messaggio di saluto ai nuovi dirigenti). Mi colpiva la precisione e il rigore dei suoi interventi, sempre scritti, mai improvvisati o riciclati. Di lui ho ammirato la serietà e l’impegno professionale, la grande capacità di lavoro, l’attitudine a “leggere” il futuro e a progettare soluzioni innovative. Fiorenzo ci mancherà, ma ci lascerà (ed è tanto) il suo insegnamento”. (Nicola Puttilli)

“Mi dispiace moltissimo, ci mancherà, soprattutto in questo momento così difficile. Grazie di aver condiviso questa notizia e cominciamo a pensare qualche azione che sia degna del suo impegno e della sua passione per questa nostra scuola.” (Michela Mayer)

“Un abbraccio, ci manca già” (Margherita Marengo)

“Fiorenzo è stato grande e generoso in ogni cosa (e ne ha fatte tante!) e in ogni campo. Didatta, Dirigente, Amministratore fantasioso e insieme concreto. Ogni iniziativa si doveva consolidare in un patrimonio per la Scuola, per la Città, per un Ente Culturale. E ti dava sempre l’impressione che anche tu fossi importante. Coinvolgente, e, soprattutto, un grande amico affettuoso.  Vi abbraccio.” (Totò Coluccia)

“E’ una notizia che mi colpisce e mi rattrista molto. Ho conosciuto Fiorenzo quando come Pracatinat organizzavamo i corsi di formazione insieme all’IRSSAE. Ho poi collaborato con lui nel periodo in cui è stato membro del Consiglio di Amministrazione di Pracatinat. E’ una grave perdita. Mi unisco al cordoglio di tutti voi. Ciao” (Giovanni Borgarello)

“cari, sono tante le persone che in questo pomeriggio di smarrimento e di dolore vorrebbero rendersi in qualche modo presenti per un omaggio a Fiorenzo Alfieri. Per esempio sottoscrivendo un necrologio. Se come Forum si pensasse a questo, parteciperei, e con me tante persone di scuola che hanno condiviso con Fiorenzo un tratto di strada, anche in anni lontani. Ma parteciperei, e come me tanti, a qualunque altra iniziativa.
Un saluto a tutti. (Maria Teresa Mignone, con Germana Malguzzi e Giuliana Peroglio)

“Carissimo Gianni, siamo costernati per la notizia. E’ scomparsa una figura di riferimento pedagogico in grado di collegare l’intervento sociale all’educazione. Ci rimangono le sue suggestioni educative per valorizzare il “mestiere” di maestro.” (Augusta Moletto e Riziero Zucchi)

“Caro Gianni, Cari Amici, la scomparsa di Fiorenzo, amico carissimo e compagno di una vita, ci rattrista, soprattutto pensando a come era vitale e proiettato sul futuro fino ad ora. Gli dobbiamo molto per il suo pensiero e la sua umanità.” (Cristina Lastrego e Francesco Testa)

“Per me è stato «il» maestro nei miei primi anni di insegnamento. Ci si ritrovava nella sede MCE di Via Giolitti a ciclostilare schede e a discutere. Ci portava sempre delle meraviglie… Avrei voluto diventare brava come lui. Forse ci sono anche riuscita negli anni. Chissà. Come dimenticare!!! So per certo che senza quell’esperienza non sarei diventata quella che sono. Grazie Fiorenzo e grazie a tutti i miei maestri di allora.” (Donatella Merlo MCE PInerolo)

“Mi spiace tantissimo .. ci mancheranno la sua competenza, sensibilità e passione civile e politica… Un abbraccio” (Roberto Montà)

“Quanta tristezza! Mi sono venuti in mente troppi momenti passati insieme, soprattutto quelli in cui gli ho fatto da segretario quando era assessore allo Sport. L’ultimo progetto fu: “A cena con il mondo” che sostenne come solo lui sapeva fare” (Andrea Imeroni)

“Caro Gianni, ho appreso con dolore che Fiorenzo non ce l’ha fatta. Vorrei testimoniare con la mia presenza e il mio affetto. Non so come fare!! (Enrico Bottero)

“Condivido il dolore di tutti noi. Non è solo una persona ad andarsene, insieme ad altri, poco alla volta, è un intero “mondo” che se va va, e che noi dobbiamo, per quanto possibile, cercare di mantenere in vita, nonostante tutto.” (Giampiero Bordino)

“Caro Gianni, comprendo benissimo e condivido lo sgomento. Una notizia che è arrivata come un colpo allo stomaco e ha lasciato un senso di vuoto per noi di scuola e per tutta la città. Avremmo avuto molto bisogno delle sue idee per provare a far rinascere Torino. Un abbraccio grande.” (Lorenza Patriarca) 

“Finite le magistrali, avevo deciso di non insegnare perchè la scuola era stata per me un’esperienza negativa. Ho preso altre strade e poi ho conosciuto l’MCE a 30 anni, in tempo per cambiare idea sulla scuola, fare il concorso e diventare contitolare di Fiorenzo nell’anno in cui il M.P.I. ha concesso la sperimentazione del tempo pieno a Torino. Fra i nostri alunni c’era Nicoletta Ciari. Tra poco la sentirò e potremo condividere il grande dolore per la perdita di Fiorenzo che non vedevo da molto, ma di cui mi rimangono ricordi bellissimi di lavoro molto duro ed entusiasmante. Grazie Gianni per questa tua iniziativa che mi permette di condividere con molte persone che, come te e Fiorenza, ho nel cuore, il dolore per la perdita di una persona di straordinario valore che ha dato tanto a me, alla scuola e a Torino.” (Ornella Landucci)

“ ….Io, caro Gianni, so dire dell’Amico che mi fu Maestro in gioventù, a lui grato, e a te, dell’impagabile regalo ricevuto d’aver fatto di me, immeritevole ‘filosofo di strada’, un ‘terzo incluso’; sulla stessa feconda via d’intensi interessi e passioni per anni condivisi in affettuosa amicizia. Poi, come può accadere, la strada mia e quella tua, Fiorenzo, si sono un poco separate, e a me non è toccato accender luci altrettanto luminose; ma più che mai ora sento quanto mi sia rimasto nel profondo delle viscere quell’affetto serio e giocoso, travalicante dal lavoro al tempo libero; e a quelle tante vacanze trascorse insieme, ansimando su erti sentieri montani, e rifiatando tra un goccio di barbera e un canto resistenziale  in gastronomiche serate conviviali aperte su ogni cosa del Mondo e della nostra privata vita. Ed un ricordo ad emblematico sigillo per sempre mi resta: quel nostro viaggio in Bretagna e Normandia con te. e Maria Teresa, quattro in una sola auto con striminzito portabagagli.  E i veri inverosimili moventi della scelta. Per me: l’acquisto di quante più bottiglie di Calvados si potessero stipare in auto. Per te: trainarci tutti ad ammirare un piramidale scoglio atlantico costellato da tredicimila coppie di sule, ivi convenute a nidificare, e i loro tuffi, a picco dalla cima, come Klaus Di Biasi, per pescar cibo in mare. E tu, manco a dire, non meno sapiente naturalista che pedagogo, lì estatico… malgrado patissi il mal di mare.   Il più bel viaggio – indimenticabile – della vita mia e di Maria Chiara; …grazie Fiorenzo.  (Benvenuto Chiesa)

Messaggio da un amico

La morte  di Fiorenzo Alfieri è un grande dolore per tutti noi che  l’abbiamo conosciuto e  frequentato per anni. Ho incontrato Fiorenzo nel 1963, alla Nino Costa, lui aveva appena 20 anni ma era già un “leader” del M.C.E., il Movimento di cooperazione educativa, che allora comprendeva tantissimi insegnanti della scuola  elementare di tutte le regioni.
Colto, preparato, propositivo (erano gli anni che preludevano il “tempo pieno”) e Fiorenzo era  entusiasta della  nuova “formula” che  si apprestava alla scuola elementare, aveva stabilito rapporti con mezza Italia, da Bruno Ciari a  Mario Lodi,  alle tante “comunità” scolastiche sparse  nel paese.
Poi qualche anno dopo lasciò (temporaneamente) la scuola, chiamato da Diego Novelli, che era  diventato nel 1975 sindaco di Torino. Ricoprì l’incarico di assessore in numerosi campi: lo sport, la cultura, l’istruzione, succedendo al direttore Gianni Dolino della scuola “Casati”, portando varie iniziative: una per tutte, l’introduzione delle Cooperative sociali nella scuola, sostituendo i “vecchi” operatori comunali. E poi i ”punti verdi” d’estate, e tante altre iniziative culturali per  la  città e la scuola, fra le quali Luci d’Artista che anche quest’anno illuminano le vie della città durante le festività natalizie.
Fu direttore didattico (eravamo insieme a Roma quel mattino del gennaio 1978 a sostenere lo “scritto” del concorso direttivo), ma  lo fu per poco, sempre più coinvolto nell’attività sociale e  politica. Ma non si allontanò mai dalla scuola, scrivendo libri e articoli su varie riviste e giornali, e intervenendo nei tanti convegni che  si aprivano in quelle stagioni, da Meina, sul lago Maggiore, dove nel 1965 si riunì tutto l’M.C.E., (e Fiorenzo arrivò un pomeriggio vestito da aviere perché era militare a Milano!) a Lignan in Vald’Aosta nel 1968, e poi il “Settembre pedagogico” di Torino negli anni ‘70, che si tenne alla scuola Casati, e tanti altri ancora.
Scrisse e pubblicò moltissimo: ricordo, tra gli altri, il suo libro “Il mestiere di maestro” che ripercorreva la storia del Movimento di Cooperazione Educativa che gli richiese oltre un anno di lavoro. Venne tradotto e pubblicato anche  in Spagna: ricordo che lo incontrai e mi disse quasi con fierezza: “Pensa, il libro è uscito nelle librerie in Spagna, lo stesso giorno che è morto Franco!” (il dittatore spagnolo).
Caro Fiorenzo, ci hai dato un grande  dolore. Ciao. Attilio

Messaggi giunti dal web

Il mio primo incontro con Fiorenzo è stato all’MCE quando facevo ancora la supplente. Il mio percorso per diventare insegnante è incominciato con loro.  Mi dispiace veramente tanto che non  sia più con noi. Anna Montagna

Lo stesso per me. Ricordo gli incontri alla sede nei pressi (o all’interno?) della scuola di arti bianche. Lui, Silvana Mosca, Daria Ridolfi sono stati i Lorenz (in presenza) della mia professione, non meno indispensabili dei Freinet, Lodi, Ciari e di tanti altri. Il suo impegno pubblico è stato il coerente sviluppo della convinzione portata avanti nella sua opera di maestro sin dai tempi delle Vallette: il diritto al meglio della cultura e della bellezza a chi per nascita e censo rischiava di esserne escluso. Grazie Fiorenzo   Claudia Fonsati

Non lo conoscevo personalmente, ma quando ci lasciano persone che hanno fatto tanto per la cultura e, in particolare, per la cultura della nostra città, è un lutto che riguarda  tutti. Speriamo resti ciò che ha costruito e qualcuno si faccia carico di portare avanti il suo cammino. Mara Abrile

Troppi ricordi, tanta ammirazione e tanto affetto… un’energia innovativa straordinaria. Fiorenzo Alfieri e’ uno dei primi insegnanti MCE che ho conosciuto nel seminterrato della scuola Casati. Erano i primi anni 70, mi ero appena diplomata e, anche grazie a lui, ho costruito orizzonti di senso sociale per la mia professione di insegnante. Ho lavorato con lui in Comune a Torino quando Gianni Dolino era assessore all’istruzione ed entrambi eravamo insegnanti “comandati presso la Città per realizzare attività educative”per tutti. Era il promotore della “Città ai ragazzi”e della realizzazione della generalizzazione del tempo pieno. Erano i tempi dell’inserimento scolastico dei ragazzi svantaggiati ma anche di Torino Enciclopedia quale opportunità culturale per gli adulti. Poi, divenne assessore allo Sport e Gioventù’ e infine alla Cultura. Ha contribuito a disegnare nuovi orizzonti di grandezza per Torino. Ci siamo rivisti spesso e a vario titolo e per i tanti progetti di cui e’ stato protagonista. Era amico ed estimatore di Franco Luca’ e del Folk Club ma anche della Maison Music di Rivoli. Siamo tornati ad essere colleghi e a collaborare direttamente quando e’ rientrato a scuola dopo molti anni, direttore didattico alla Tommaseo; uomo di scuola ha dato impulso alla sperimentazione dei laboratori di scienze con i prof. Arca’ e Giudoni. Era un gigante: sempre disponibile a parlare di educazione, di scuola e a farsi coinvolgere; colto, dirompente e orgoglioso del suo percorso ma anche affettuoso e tenero di ricordi. Una di quelle figure che restano un faro di professionalità ma anche di umanità, un pedagogista e un educatore: orgoglio per tutti noi, gente di scuola per la tutta la vita. Grazie Fiorenzo (Giovanna Cumino)

Ci ha lasciato Fiorenzo Alfieri. Molti saranno i ricordi ufficiali, tanti saranno gli attestati di stima. Mi associo a ognuno. Voglio aggiungere un pensiero personale; non sulla attività pubblica, su quella professionale. Nel corso di studi presso l’Istituto magistrale erano previste le ore di tirocinio e, per la curiosità che mi animava nonché per la fiducia nella emancipazione attraverso la cultura che ancora conservo, avevo scelto la scuola elementare Nino Costa alle Vallette, dove Fiorenzo e Maria Teresa sperimentavano le prime classi a tempo pieno. Il ricordo è ancora chiarissimo: il metodo Freinet, i lavori di gruppo, il giornalino di classe …Soprattutto il maestro che riusciva, con uno sguardo e un tono di voce mai sopra le righe, a catturare l’attenzione e a coinvolgere anche i più irrequieti insieme alla abilità di far comparire, in mezzo alle attività più rilassanti, le letture con la punteggiatura giusta, le tabelline, le coniugazioni dei verbi ..Perché, come ci insegnava Don Milani, “La parola fa eguali” e quante più parole si comprendono tanto più si è in grado di far valere la propria dignità. Pochi mesi fa, siamo stati invitati dagli autori a presentare un libro sulle culture e sulle pratiche educative e sociali e in quella occasione Fiorenzo Alfieri, tra le tante sue competenze, ricordo’ proprio la scuola di Vallette con le volontà e le esperienze di integrazione scolastica delle bambine e dei bambini disabili. Evidentemente quella era la matrice: intellettuale, organizzatore, sindacalista, politico, amministratore, sempre maestro. Il mio affettuoso saluto al maestro Fiorenzo. (Eleonora Artesio)

Queridas y queridos colegas: 
Una triste noticia nos llega de Italia: ha fallecido Fiorenzo Alfieri, para muchas personas que fuimos estudiantes de Pedagogia a mitad de los 70, un referente obligado que nos enseñó a mirar criticamente incluso los movimientos que se consideraban críticos.  Las disidencias italianas al canónico Movimiento Cooperativo de Escuela popular francés, expuestas con detenimiento por Alfieri fueron todo un ejemplo de reflexión para aquellas personas que intentaban introducir las tècnicas Freinet en nuestro país, y objeto de interesantes (y duros) debates. Su libro “El oficio de maestro” fue un descubrimiento en aquellos tiempos ilusionantes de la transición y, con el tiempo, se ha convertido en un clásico, de lectura imprescindible para cualquier docente. Su estilo de redacción claro, con ejemplos de la vida en las aulas, su exposición de como debe ser una pedagogia popular, en el sentido profundo de la palabra, su defensa de la relación estrecha entre política y pedagogía, nos marcaron profundamente. Y siguen siendo vigentes. Su compromiso político y cultural, así como su implicación en temas educativos tan actuales  como las ciudades educadoras, han hecho que continuara siendo un pedagogo de referencia en pleno siglo XXI.  Os envio el enlace de la noticia que han dado en Italia. Aquí no la he encontrado en ninguna publicación diaria. Sin comentarios.

https://www.lastampa.it/torino/2020/12/13/news/morto-di-covid-fiorenzo-alfieri-per-25-anni-assessore-a-torino-1.39655015

Saludos cordiales: Carmen Agulló