Daria Ridolfi, Maestra MCE

Daria, la nostra Presidente onoraria, stanotte ci ha lasciati, ma non ci ha lasciati veramente… se dobbiamo usare il verbo “lasciare” lo useremo con un’accezione diversa… ci ha “lasciato” una grande eredità che sarà difficile da amministrare. Come fare per porci in continuità con il suo lascito? Come riusciremo a farlo con Fiorenzo Alfieri, anche lui mancato da poco? Entrambi hanno innovato, portato avanti idee di scuola, pratiche che andavano contro corrente fin dagli anni ’60 per realizzare una scuola democratica, inclusiva.
Daria ha fatto parte del gruppo di maestre e maestri che a Torino trasformarono il doposcuola in Tempo pieno per assicurare a tutti i bambini e bambine la liberazione dagli ostacoli culturali e sociali che ne impedivano l’emancipazione. Ha sperimentato nella scuola “Nino Costa” il testo libero, la tipografia, la didattica laboratoriale, i linguaggi espressivi, la corrispondenza e tutte le pratiche didattiche funzionali a dare “l’uso della parola”.
Cara Daria, a marzo 2018 per la nostra assemblea nazionale ci inviasti una lettera. 
Ti definivi una maestra fortunata ad aver attraversato il MCE, preso parte attiva ai suoi appuntamenti annuali e così ti raccontavi: “…ho preso parte a tutte le assemblee, a tutti gli incontri, a tutti i corsi che il Movimento promuoveva. La molla che mi induceva a partire era ovviamente quella culturale. Ma bellissimi erano anche i momenti nei quali si incontravano gli amici di lunga o meno lunga data, in particolare quelli con cui si organizzava la corrispondenza interscolastica. Erano momenti (giorni) felici anche sul piano personale: si progettava, ci si confrontava, e anche un po’ si sognava. Mi ritengo una maestra fortunata.”
Ad essere fortunati siamo stati noi, cara Daria, perché ancora di recente ci esortavi, in questi anni difficili per la scuola e per il Paese, a metterci al lavoro per tornare alla creatività, alla sperimentazione, alla collaborazione, alla voglia di fare ricerca, di studiare, esperienze che tu hai attraversato intensamente con impegno e intelligenza, ma soprattutto tantissima cooperazione, sin dai primi anni della tua militanza MCE a Frontale.
È grazie a te e ai compagni e alle compagne che hai incrociato che tutto il Movimento è andato avanti, si è trasformato, è cresciuto e ancora cerca di rinnovarsi. Seguendo il tuo esempio, Daria, noi non ci accontenteremo… non ci fermeremo… continueremo il tuo lavoro di “innovazione pedagogica” per una scuola e una società più giuste, a partire dal rivendicare il Tempo pieno per tutti e in tutto il paese affidandoci a quanto tu dici nell’intervista rilasciata per il nostro 70° anniversario: “La scuola è un lavoro e il lavoro dura 8 ore al giorno…”.

Grazie, Daria!

La segreteria nazionale del MCE

Intervista di Gianni Giardiello a Daria Ridolfi.

SALUTO A DARIA
Daria ha accompagnato per un lungo tratto il Movimento di cooperazione educativa fino a divenirne in anni recenti assieme a Marcella Ciari Presidente onoraria. Per motivi legati al suo stato di salute non ha più potuto seguire attivamente gli incontri del Movimento ma è costantemente e attentamente rimasta in contatto scrivendo lettere e telefonando, mantenendo contatti personali e affettivi forti.
Per chi ha condiviso con lei, con Elena Donini, con Gisella Galassi, con Giovanni Gatta, con Bepi Malfermoni, con Annamaria Mitri, con molti altri l’avventura del gruppo nazionale lingua, le ricerche, le sperimentazioni in classe, gli accesi confronti, e si confronta con la realtà dell’oggi, l’assenza è tanto più dolorosa.
Daria era della generazione successiva ai fondatori, amava ricordare le sue prime partecipazioni agli incontri estivi a Frontale con Tamagnini, Pettini, Ciari, Lodi, Luisa Tosi, ricordava anche il senso di sconcerto quando qualcuno/a più ‘anziano’ di lei nel movimento le chiedeva conto su quali obiettivi MCE stesse realizzando nella sua situazione, si definiva ‘una scolaretta’.
In molte delle pubblicazioni dagli anni 60 del MCE si trovano tracce delle sue esperienze, relazioni che con cura redigeva pensando, come Freinet, che gli insegnanti avessero bisogno di sapere ‘come fare’, di strumenti, di proposte su cui confrontarsi come facevamo negli stage.
Tutta l’evoluzione che ebbe allora il movimento tramite il gruppo lingua è rispecchiata nelle sue produzioni: l’attenzione alla comunicazione, all’espressione, alla comprensione, a una grammatica ‘viva’ attenta al bambino e ai suoi interessi.
Mi vengono in mente in particolare due momenti, fra i molti, della presenza e dell’incidenza dell’apporto di Daria.
Assemblea di Ostuni 1978 Daria e Giorgio Testa attraverso un acceso dibattito convengono sulla necessità di rivitalizzare i momenti di incontro MCE alla luce delle esigenze di trasversalità e interdisciplinarietà.
Ne nascerà, due anni dopo, l’assemblea laboratorio.
Un felice aggancio all’assemblea laboratorio del 1982 a Perugia.
Fu Daria ad accendere la scintilla dell’interesse per due ambiti apparentemente distanti, il pensiero ecologico e pacifista molto in voga in quegli anni e la pratica quotidiana di vita della classe. La formazione fin da subito, come dice Freinet, del cittadino e insieme dell’operatore di pace.
Due gruppi di discussione, uno sull’organizzazione della classe, l’altro sull’educazione alla pace, in relazione ad un limite, lo scarso afflusso di partecipanti ad entrambi (altri gruppi erano evidentemente più attrattivi) si misero insieme. Dall’inciampo nacque una felice opportunità. Il confronto di esperienze permise di verificare quanto delle tecniche Freinet- l’organizzazione cooperativa, la libera espressione, la corrispondenza, la ricerca, la discussione- si configurava proprio come un’educazione non violenta, pacifica, di apertura alla mondialità. Una costruzione di atteggiamenti di pace ritenuta fondamentale. Da lì nacque il collettivo nazionale educazione alla pace e rinacque nel MCE un interesse per le tecniche di base.
E un ricordo personale. Eravamo a uno stage di lingua sul lago di Sulzano 1991, nostro figlio compiva due anni. Daria gli regalò un libretto con molte figure e poche didascalie accompagnato da un biglietto in stile rodariano: ‘A Marco/ bambino buono/un piccolo piccolo dono’. È fra i libri della sua infanzia che nostro figlio ha voluto conservare.
Ciao Daria non ti scorderemo.
G. Cavinato

Cara Daria, il desiderio di dirti grazie è il primo pensiero che mi si affaccia, assieme al disagio per non saperlo fare come vorrei.
Grazie perché sei stata, per noi che negli anni Settanta entravamo nella grande Scuola del MCE, una grande Maestra, esperta ma sempre in ricerca, una Maestra che incoraggiava a ‘fare’ e a ‘provare’ ma anche a riflettere, a studiare. E soprattutto a confrontarsi e a cooperare.
Grazie per averci mostrato la bellezza di una scuola in cui si dialoga col mondo e si costruisce cultura ogni giorno, nel fare quotidiano. Le pratiche che ci sono care, la ricerca e i laboratori, la corrispondenza e il testo libero, erano sempre, per te, anche grandi temi su cui riflettere ancora e ancora, su cui confrontarsi e approfondire. 
Grazie per l’attività instancabile, per la presenza ad ogni momento significativo del Movimento, ad ogni incontro. Per il rigore con cui sostenevi le tue posizioni e per la pacatezza e il rispetto con cui accoglievi le posizioni diverse. La tua presenza rassicurava, la tua saggezza e la tua coerenza erano un aiuto e un incoraggiamento.
Grazie per averci aiutato a tenere uno sguardo attento alla quotidianità della scuola e nello stesso tempo aperto verso un orizzonte più vasto, a vedere come, dentro il nostro fare, doveva esserci una meta, l’obiettivo di educare per un mondo diverso. Il tuo contribuito ad animare la stagione del Collettivo MCE di Educazione alla Pace è stato prezioso.
Grazie per l’incoraggiamento che hai voluto lasciarci nella lettera all’Assemblea del 2018, l’invito a ‘tornare alla creatività, alla sperimentazione, alla collaborazione, alla voglia di far ricerca e alla voglia di studiare’. E per le parole con cui hai saputo condensare l’essenza del nostro lavoro: ‘lavoriamo per dare felicità e cultura ai bambini’.
Nerina Vretenar

Ricordi dai colleghi Torinesi

È mancata ieri Daria Ridolfi.  Maestra elementare, aderente fin dai primissimi anni ’60 al nascente Movimento di Cooperazione Educativa, di cui divenne ben presto esponente di assoluto rilievo, è stata protagonista insieme a Fiorenzo Alfieri, della prima esperienza di scuola a Tempo Pieno in Italia, ha studiato, scritto libri, proposto e sperimentato innovazione e ricerca soprattutto nell’insegnamento della matematica e della lingua italiana.
Ha patito malanni e dolori fisici per molti anni, ma la sua sofferenza più grande è stata soprattutto il degradarsi progressivo della possibilità di coltivare le relazioni, le collaborazioni e le stesse amicizie che avevano caratterizzato tanta parte della sua vita. La perdita progressiva della vista le stava impedendo anche la lettura, da lei tanto amata.
Ho avuto ancora pochi mesi fa la fortuna insperata, di poterla incontrare. Abbiamo parlato a lungo del percorso di lavoro e di amicizia fatto insieme nella scuola torinese e nel gruppo MCE di Torino. Successivamente fu anche molto contenta quando insieme a Reginaldo Palermo le proponemmo di raccontare parte delle sue esperienze in video che avremmo proiettato nel Convegno organizzato a Torino per il 70esimo anniversario della fondazione del MCE. Fu un momento molto bello. Era di nuovo la Daria che avevo conosciuto sempre impegnata nei gruppi di lavoro, negli incontri e nei convegni in giro per l’Italia, negli stage di formazione in estate.
Come ha detto il nostro amico Attilio “con lei se ne va anche tanta parte dei nostri ricordi, dei nostri pensieri, delle nostre emozioni”.
Gianni Giardiello

“Daria se n’è andata. Dopo anni di sofferenza e di avvilimento per non poter più avere un’esistenza fatta di rapporti, amicizie, letture (negli ultimi mesi anche  la lettura dei giornali le era preclusa) Daria Ridolfi l’amica e collega di tanti anni di lavoro ieri ci ha lasciato.
Chi, come  me, e  come tutti gli amici e i colleghi di Torino, ha condiviso con Daria  tanti momenti di vita e di lavoro (i lunghi pomeriggi Mce, i tanti convegni in giro per l’Italia, gli incontri, le  letture, le preoccupazioni per la scuola) non può oggi non sentirsi colpito, ferito, da una  perdita così grande.
Con lei se ne  va tanta  parte anche  dei miei ricordi, dei miei pensieri, delle  mie emozioni, della  mia  vita  stessa.” 
Attilio Costantino     

“Ciao Daria. Ciò che hai dato alla scuola resta, e continuerà a portare frutto.”
Maria Teresa Mignone

Ho seguito da vicino la triste morte dell’amica Daria. È stato un periodo doloroso per lei e per coloro che le vogliono bene. Uso il presente perché lei sarà con noi per sempre. Ho conosciuto Daria negli anni 69/70 e anche attraverso lei ho maturato che volevo fare il tempo pieno e volevo farlo con l’MCE guida teorica, valoriale e politica. Quello era l’ambiente in cui volevo imparare come si fa ad essere una brava maestra. Ci incontravamo quasi quotidianamente in via Giolitti a Torino – sede dell’MCE . Daria è diventata per me una delle persone di riferimento. Era lucida, determinata, sicura della politica popolare di Freinet. Studiava con passione ed insegnava con lo stesso sentimento. Le sue parole scandite con gli  adulti erano simili a quelle usate con i bambini. Desiderava non solo che si ascoltassero le sue idee e proposte ma che le capissimo e quindi diventassero nostre. Era aperta alla discussione, conversava con semplicità di problemi importanti per fare una scuola attraente, empatica e di costruzione del cognitivo e insieme dell’emozionale. Ci cimentammo insieme in quella straordinaria esperienza che fu il tempo pieno. Negli ultimi decenni questo messaggio potente fu quasi accantonato e sembrava che parlarne fosse un Amarcord. Eppure si sapeva che quel metodo di insegnamento sopravviveva e noi lo seguivamo da lontano perché lei, Daria, era ormai in pensione e io impegnata a proseguire il mio lavoro. Poi arrivò la pandemia e con essa insieme alle paure, ai disagi, allo sconcerto si profilò una nuova speranza e cioè ridare vita a quell’esperienza ricavandone il meglio. Daria era nuovamente felice! Seguiva con grande interesse gli avvenimenti che si susseguivano e che trattavano di scuola, della nostra scuola come di una necessità inderogabile per recuperare ritardi, danni cognitivi e psicologici e finalmente accantonare l’insegnamento dogmatico e trasmissivo per una moderna, democratica e inclusiva pedagogia del futuro. La morte del caro compagno e amico suo e mio ha dato un ulteriore input per narrare la nostra esperienza, valorizzare la giustizia di quelle battaglie e far riemergere i valori necessari per il futuro dei giovani. L’evento di Torino organizzato dall’MCE nazionale per il 70esimo anniversario dell’associazione e centrato ad hoc su Fiorenzo che fu un grande pedagogo ovunque svolgesse incarichi fu un ulteriore momento per sentire la chiara e scandita voce di Daria nell’intervista che Gianni Giardiello le fece con tanto di video. Se osservate la “maestra“ concorderete sul fatto che non solo era serena, sicura di sé e delle sue parole ma anche compostamente agghindata…. Chissà forse fu il suo testamento, il regalo che fece a tutti noi per quella testimonianza trasparente come era lei. Trasparente nel senso di genuina, partecipata, diretta senza alcuna ridondanza. Grazie Daria, non ti dimenticheremo (stanne certa)!
Maria Luisa Moresco       

Quel che ha scritto Maria Luisa ha risvegliato in me i ricordi delle serate passate in Via Giolitti a ciclostilare materiali, le discussioni, le tante cose imparate con lei, con Fiorenzo, con Gianni… La determinazione che ci era stata trasmessa da tutto il gruppo tanto da farmi prendere posizioni personali molto difficili da sostenere a scuola per un’insegnante giovane e ancora “sotto osservazione” (dovetti subite visite direttive e ispettive per aver dato il voto unico, per aver applicato il metodo globale…). Non so come trovai la forza di resistere, forse grazie proprio al fatto che mi sentivo parte di un gruppo in cui c’erano persone di valore, e da allora la mia strada è stata segnata. Ho ricordi molto vaghi di Daria perché sono rimata solo per 5 anni a Torino, dal ’70 al ’75, ma la mia “militanza” fatta di azioni concrete, di modi insegnare, di capacità anche di esporsi se necessario, è proseguita nel movimento e fuori dal movimento quando la sezione pinerolese di cui facevo parte chiuse le sue attività. Erano gli anni in cui molti fecero la scelta di occuparsi di scuola da altri versanti, nel sindacato in cui anch’io sono stata impegnata per anni. Se penso a Daria, come Maria Luisa ha detto molto bene, ho in mente una persona “lucida, determinata, sicura”, con persone come lei e come gli altri nostri “maestri” di allora la nostra scelta di “vita” era obbligata. Grazie a Daria e a tutto il Movimento.
Donatella Merlo

“Il mio ricordo personale a Daria Ridolfi di cui fui collega diciannovenne in un anno dei primi “tempi pieni comunali”. Fatica per me tanto inesperta di fronte alla sua competenza e al suo rigore …ma quanto da imparare! Grazie Daria, a te devo l’aver capito che la scuola sarebbe stata la mia scelta di vita.”
Loredana Ferrero

Nel giorno del compleanno di Mario Lodi, quasi un appuntamento, se n’è andata anche Daria Ridolfi, torinese. Una instancabile animatrice del gruppo lingua nazionale MCE. Non era molto incline al sorriso Daria, pignola, acutissima osservatrice anche delle minuzie perché un testo è una miniera di informazioni e di messaggi che alunne e alunni ci mandano. Conosceva molti segreti per esplorare il passaggio dal parlato allo scritto, le metodologie della costruzione della frase, gli impliciti, i non detti. Noi allora più giovani eravamo meno pazienti e non ci sembrava che posporre una parola avesse poi un enorme significato. Solo strada facendo capimmo i segreti della grammatica generativa e di come arrivare alle regole attraverso la costruzione del testo ed i suoi mattoni, verbi, pronomi…
Grazie Daria per la tua instancabile lezione di minuzie importanti. Nella foto siamo al Lingotto di Torino nell’aprile del 1997. Fiorenzo Alfieri organizzò un convegno internazionale “I Fili ed i nodi” , un 500 persone che camminavano tra corridoi infiniti e mandavano in onda laboratori. Lele Luzzati aveva curato la grafica e la coreografia, tutto era rigorosamente in cartone.

Nella foto si riconoscono da SX a DX: Visalberghi, Marcella Ciari, Francesco Tonucci-Frato, Walter Martini allora nella segreteria MCE, ultima Daria Ridolfi. In piedi Ortensia Mele ex Segretaria Mce e formatrice.
Maria Teresa Roda

Ciascuno di noi ha emozioni e pensieri legati a Daria.
Sicuramente però, ci accomuna il ricordo della sua lungimiranza pedagogica, della sua determinazione nel fare ricerca sempre e del suo impegno continuo per una scuola di democrazia, di libertà e di conoscenza.
Nuccia Maldera

Vogliamo ringraziare, anche a nome dei suoi famigliari, cognata e nipote, e del Movimento di Cooperazione educativa piemontese e nazionale, tutti coloro che hanno voluto manifestare il loro dolore per la morte della nostra comune amica e collega Daria Ridolfi. Ci siamo ritrovati in tanti per l’ultimo commiato a testimonianza di quanto importante sia stato per ciascuno di noi aver potuto lavorare e collaborare con Daria e quanto grande sia stato il contributo professionale, pedagogico e didattico da Lei offerto alla scuola.
Lidia Cattarin e Gianni Giardiello

E quanto è grande oggi il rammarico, il dolore, per la sua scomparsa. Andare da Daria, negli ultimi anni, era partecipare alla sua pena, quel suo ritrovarsi smarrita e impotente, non poter uscire di casa, non poter mantenere rapporti con gli amici, le colleghe di scuola, che sono state tanta parte della sua vita, anche la lettura negli ultimi mesi gli era impedita, eppure era ancor bello ritrovarla là, seduta e impedita, ma ancor “viva”, e pronta a cogliere e manifestare i suoi pensieri, la sua storia, a raccontare, lucida e presente, di sé e della scuola che ha attraversato, come tutti abbiamo visto e constatato, in quel piccolo, grande, “capolavoro” che Gianni Giardiello ha fatto con l’intervista a Daria appena qualche settimana prima che se ne andasse. Un documento da conservare nell’animo prima ancora che negli archivi.
Attilio Costantino

Il gruppo MCE di Bari desidera unirsi al ricordo di Daria Ridolfi, della sua umanità, del suo impegno civile, dei suoi studi e della ricerca, ma soprattutto non va dimenticata  la sua coraggiosa esperienza di educatrice, che ha impresso un segno profondo nel Movimento e contribuito ad indicare orizzonti nuovi per la scuola.
Gruppo MCE Bari

Da Mariliana Geninatti 17 febbraio 2022
RIDEF di Leon del 2012.
Tra i materiali esposti alla RIDEF c’erano grandi paginoni con la presentazione di donne insegnanti dei diversi movimenti il cui apporto è stato particolarmente significativo.
Ma anche altre donne significative nelle diverse nazioni. Per l’Italia c’erano anche Margherita Hack, Rita Levi Montalcini, Eva Mameli Calvino.
Il tema era: Droit à l’éducation pour les filles et femmes, égalité des chances. Questa la presentazione di Daria che ho conservato tra i miei materiali:
Daria Ridolfi, italiana, è stata maestra elementare fino agli anni 90, quando è andata in pensione.
Ha insegnato in scuole situate in quartieri della periferia di Torino, abitati prevalentemente da operai. Negli anni ’60 , insieme a Fiorenzo Alfieri è entrata in contatto con il Movimento di Cooperazione Educativa e ha contribuito sia alla nascita del gruppo torinese del MCE sia alle prime esperienze di scuola a tempo pieno.

Ha collaborato con molti insegnanti di altre regioni, attraverso i corsi estivi e la corrispondenza interscolastica.
Ha fatto parte dei gruppi nazionali di ricerca sulla lingua.
Le abbiamo chiesto di scrivere una sua presentazione in cui racconta dei momenti più vivi della sua esperienza professionale.

Conclude la sua presentazione con queste parole:
“Lavorare nel MCE è vivere la cooperazione.
C’è un meraviglioso circuito: se io so qualcosa è perché tu me l’hai insegnato; allora io sarò insegnante di un altro collega.
…Ogni corso che finiva di solito lasciava la voglia di organizzarne un altro. …Da molti anni sono fuori dal MCE, ma il ricordo delle amicizie e delle esperienze non è certo impallidito. Il MCE mi ha cambiato la vita, quella professionale e quella personale. Per questo la mia gratitudine è infinita.
…La scuola di oggi non è più somigliante a quella in cui ho insegnato io (e non soltanto perché la tipografia, l’abaco non ci sono più, ma c’è il computer). Per quello che ne so, gli spazi per le scelte didattiche e organizzative si sono ristretti. La possibilità per realizzare la scuola della cooperazione si è rimpicciolita.

Daria è intervenuta con Marcella Ciari e molti altri nel video “L’innovazione a scuola e nella Torino degli anni sessanta e settanta” realizzato dall’Indire per la ricerca “Memorie magistrali”.