A proposito “dell’autoconoscenza”

All’interno del compito assegnatomi dalla segreteria di un mio intervento nell’ultima Assemblea dal Titolo “ProgettAzione. Valore pedagogico e coscienza politica”, al fine di approfondire in modo più riflessivo la progettazione didattica, ho affrontato il concetto di “Comprensione profonda e duratura” secondo Wiggins.
La segreteria si era infatti interrogata su un punto chiave che riguarda tutti i docenti, non solo gli iscritti al Movimento. La domanda era:
“Le varie didattiche che sto usando possono ritenersi esaustive di una progettazione che cerchi di realizzare una scuola inclusiva?“
A proposito allora del sesto aspetto della comprensione profonda, la cosiddetta “autoconoscenza”, che ci espone continuamente al rischio del meccanismo di difesa della razionalizzazione, Wiggins afferma che in presenza di ciò possiamo continuare imperterriti come docenti ad “appurare i nostri modelli, teorie, analogie e punti di vista preferiti e non sottoposti a verifica” (Wiggins, 2004, pag. 97)[1].
Ovviamente questa richiesta di disponibilità al dubbio e di conseguenza ad una autovalutazione diventa oggi ineludibile. Risulta quanto mai necessario all’interno poi del paradigma culturale della complessità, che ha in parte soppiantato quello della linearità, paradigma che contrariamente alla complessità offriva invece splendide certezze.
Per questo motivo ho inserito una slide che ripropongo alla vostra “riflessione” per un’autointerrogazione puntuale, il più possibile scevra da preconcetti e stereotipi:
-come docente responsabile del compito affidatomi quali sono “i punti deboli” che mi riconosco oggi?
-nella mia autoreferenzialità mi considero a posto, per cui non necessito di altri stimoli che provengono da ricerche nuove?
-o mi spaventa il dover farmi carico della fatica di “integrare” tali stimoli con il quadro precedente?
-mi rifugio allora sicurezza di una didattica rimasta abbastanza immutabile nel tempo considerando questa a priori e per sempre autosufficiente, utilizzando magari la famigerata frase “ho sempre fatto così ed sempre andato bene”?
-mi spaventano gli urti della complessità e perciò l’assunzione della “parzialità del punto di vista”?

Credo che su questa serie di interrogativi dovremmo interrogarci tutti, docenti e non, perché dalle risposte a questi quesiti si suppone debba scaturire un adeguamento della propria progettazione.

In dowload l’articolo di Cinzia Mion “MCE. PROGETTAZIONE A RITROSO E COMPRENSIONE PROFONDA”

e la presentazione realizzata in occasione della LXXII Assemblea nazionale MCE

[1] Wiggins g.,McTighe J., Fare progettazione,La “teoria” di un percorso didattico per la comprensione
significativa,
LAS, Roma, 2004